CronacaBoom di abusi e maltrattamenti. Vittime 200 bimbi in un anno

Boom di abusi e maltrattamenti. Vittime 200 bimbi in un anno

Sconcertanti i dati diffusi dal Comune: "Denunciamo"

Da sinistra Monopoli, Carletti, Sassi e Corradini

Da sinistra Monopoli, Carletti, Sassi e Corradini

Reggio Emilia, 27 febbraio 2017 - 'Istituzioni e famiglie si interrogano. L'abuso sessuale esiste. Richiede ascolto e cura!' è il titolo del convegno -promosso dall'associazione 'Rompere il silenzio' e dal Centro studi 'Hansel e Gretel' in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e con il patrocinio dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza - che si tiene sabato 4 marzo all’Oratorio cittadino Don Bosco di Reggio Emilia (via Adua 79) per riflettere in maniera condivisa e pubblica sulla piaga degli abusi sessuali e delle diverse altre forme di violenza su minori. Rappresentanti delle istituzioni, psicoterapeuti, assistenti sociali, pediatri, avvocati e criminologi si interrogano su come meglio prevenire e intercettare questo fenomeno, su come contrastarne la diffusione e garantire ai bambini e ai ragazzi coinvolti un supporto psicoterapeutico specialistico. Il percorso di riflessione sarà accompagnato e coadiuvato anche da momenti musicali, da psicodrammi e dalla testimonianza di alcune vittime. “Dopo il caso del pedofilo seriale emerso nei mesi scorsi in città e in considerazione di casistiche sempre più evidenti in altri Paesi europei, dove il tema è assai meglio messo a fuoco e reso più evidente che in Italia, i servizi sociali e sanitari di Reggio Emilia hanno deciso di alzare il livello d'attenzione, collaborando sempre più attentamente per costruire, attorno a bambini e ragazzi, ma anche a famiglie, medici e operatori socio-sanitari, strumenti di attenzione, sicurezza, ascolto, conoscenza e competenza nell'intercettare, interpretare e risolvere nel tempo i problemi che insorgono. Cerchiamo di gettare basi che servano per prevenire e curare situazioni di abuso, che sia sessuale o corrisponda ad altre forme di violenza, non solo fisica, sui minori. Cominciamo a farlo anche parlandone pubblicamente, con questa giornata di studio, formazione e sensibilizzazione: un passo in avanti nella direzione dell'emersione di un fenomeno atteso come quantitativamente rilevante, nella direzione quindi del superamento di quello che spesso in Italia è ancora un tema tabù”, ha detto il vicesindaco con delega al Welfare Matteo Sassi. “In tema di 'emersione' – ha aggiunto il vicesindaco – Reggio Emilia può avvalersi, oltre che di Rompere il silenzio e di Hansel e Gretel, anche dell'esperienza sul territorio dell'Unione dei Comuni della Val d'Enza. E' un aspetto importante e utile, dato che ragioniamo in termini molto concreti: serve un lavoro di rete, capillare, che si avvarrà dei nostri consolidati presidi socio-sanitari ed educativi, di professionisti e di una sensibilità diffusa. Serve prima di tutto ascoltare e 'saper' ascoltare, per delineare e poi risolvere, in un contesto che, analogamente a quanto accade per la violenza sulle donne, di solito è familiare, determinato da genitori, parenti, amici e le cui dimensioni reali devono essere ancora ben delineate”. La dirigente dei Servizi sociali del Comune, Germana Corradini ha sottolineato che “il fenomeno della violenza e degli abusi su minori è sottostimato, a cominciare dai dati. Da qui la necessità primaria di portare alla luce situazioni diffuse e non conosciute” e ha fornito alcuni dati, da ritenersi quindi 'provvisori'. Ad oggi risultano a Reggio Emilia 211 casi di violenza sui minori in carico ai Servizi comunali, con diverse tipologie, fra cui 17 per abusi sessuali e 111 per cosiddetta 'violenza assistita', cioè minori che assistono a fatti di violenza non di rettamente su di loro, ma ad esempio fra genitori: situazioni che agiscono quindi in maniera fortemente traumatica sulla psiche, sul carattere e il comportamento dei minori. Nel 2015, i casi intercettati e presi in carico erano stati 203, di cui 19 per abusi sessuali e 89 di violenza assistita. “Il fenomeno – ha aggiunto Corradini – è del tutto trasversale, al pari di quanto accade per la violenza sulle donne: la condizione economica e sociale, l'etnia o l'origine nazionale, il livello di istruzione non incidono. Il fenomeno quindi non può essere categorizzato sul piano sociale, si manifesta prevalentemente in ambito familiare, lo si può dedurre da comportamenti solo in apparenza contraddittori o inspiegabili dei minori, e anche per questi motivi è ad ora difficile intercettarlo. Lavorare per una sua emersione, con una consapevolezza e un aiuto sempre più diffusi, è perciò di primaria importanza”. Francesco Monopoli, vicepresidente dell'associazione Rompere il silenzio, ha spiegato che “la violenza sui minori ha caratteristiche ricorrenti e assai diffuse, con proporzioni di tipo 'pandemico'. Su questo tema, la cui delicatezza è evidente a tutti, in Italia scontiamo un retaggio di tolleranza: questa violenza, questi abusi e il non ritenerli tali, poggiano su un retaggio di cultura 'patriarcale', di cui siamo ancora intrisi. Da qui l'idea di rompere il silenzio, su una realtà a noi molto vicina. E' richiesto prima di tutto ascolto, poi cura, servizi pubblici all'altezza e anche indagini appropriate”. Il sindaco di Bibbiano e assessore al Sociale dell'Unione Comuni della Val d'Enza, Andrea Carletti, ha evidenziato la necessità “di un coinvolgimento ampio delle persone, per un risveglio delle coscienze, e di un lavoro di rete per poter poi dare gli aiuti che servono e una risposta ferma. Serve uscire dall'omertà, da una cultura negazionista. In Val d'Enza, dal 2013, con impegno, competenze e coraggio, ascoltando, intuendo e curando, abbiamo intrapreso questo delicato cammino.

“La formazione degli operatori – ha aggiunto Carletti – è, insieme alla capacità di ascolto, l'altro caposaldo: gli operatori, quelli sociali pubblici, quelli sanitari e i membri delle varie associazioni ed agenzie educative del territorio, non devono essere lasciati mai soli. E serve che ogni cittadino faccia la propria parte, si senta responsabilizzato. E' un punto di civiltà. Per questo è importante parlarne, l'Unione Val d'Enza rende disponibile la propria esperienza, con la certezza che questi casi emergono prima di tutto perché le vittime vengono prese per mano”.