Reggio Emilia, Calatrava lancia l’idea di un politecnico alla Mediopadana

L’archistar spagnolo: "E’ una nuova possibilità di città e il mio modo per dirvi grazie"

Santiago Calatrava

Santiago Calatrava

Reggio Emilia, 20 settembre 2017 - «Per me tornare qua è come tornare a casa». E non scherzava Santiago Calatrava, 66 anni e riccioli corvini che sfidano il tempo. Perché così, a sorpresa – nel mezzo di una di quelle lezioni magistrali che aprono gli occhi su tutto ciò che sta nascendo nel mondo e porterà il suo nome – l’archistar valenciano ospite di Unindustria, ha presentato il suo dono alla città: un nuovo grande politecnico, che formi profili professionali al servizio dell’economia emiliano-romagnola, posto esattamente ai piedi della Mediopadana.

Bianco, visionario, circondato da bacini d’acqua e alberi tenuti tutti ad altezza regolare. Lo stesso – in scala ridotta – che ha già immaginato e costruito a Lakeland, in Florida, esattamente a metà strada fra Orlando e Tampa. Due grandi centri a un’ora di distanza, come lo sono ora Bologna e Milano, grazie all’alta velocità. E il progetto, infiocchettato, varrebbe «90 milioni di euro». «Frazioni», dice lui davanti alla platea incantata del Valli, di quanto costano altri interventi analoghi in giro per il pianeta.

È il suo «modo per dire grazie» alla Reggio che lo ha accolto e in cui già sono fiorite quattro opere che portano la sua firma. Tre ponti più la stazione dell’alta velocità, segni indelebili del contemporaneo emiliano. Un breve video, in cui ha mostrato la collocazione del «Politecnico Mediopadano», così potrebbe chiamarsi, messo a confronto, in astratto, con le eccellenze di Bocconi e Luiss.

E pure la sua integrazione con le altre urbanizzazioni cittadine. Si tratta di alcuni abbozzi, ha precisato lo stesso Calatrava, che servono per «stimolare l’immaginazione» degli stakeholder locali. «Io sono molto contento perché quelli che ebbero l’iniziativa, la Confindustria, la municipalità, al tempo la sindaca Spaggiari e anche il sindaco Delrio, che hanno spinto il progetto e l’hanno portato a buon fine, hanno avuto ragione. Perché la stazione continua a crescere e continuerà. La stazione è uno strumento enorme di sviluppo, non soltanto per la città ma anche per tutta la regione», ha spiegato convinto l’architetto, uno tra i più amati e altrettanto discussi dei nostri tempi.

«Io sono venuto qui a suggerire, non con l’ambizione di farlo io stesso; ma avendo costruito sette grandi stazioni di alta velocità e ferroviarie, posso percepire qual è il potenziale di sviluppo di quella zona della città; in genere della città stessa e del collegamento fra ambedue le parti della città. E soprattutto pensare anche a livello regionale».

Proposte precise, non generiche, dice, «di quello che potrebbe essere una visione di una nuova Reggio». Il problema, ammette glissando alla domanda sullo stato di accessibilità attuale e sulla condizione dei parcheggi, «è come ricavare il massimo che questa stazione può dare a Reggio, alla città, a tutta la provincia e alla regione. C’è una risposta precisa sul destino di quella parte. E ci sono anche metodi di collegamento precisi».

Metropolitane leggere e una linea ferroviaria interrata: gli stessi che aveva proposto nella sua ultima visita a Reggio, con tanto di rendering animati. In più, però, ora c’è l’avveniristico politecnico, caldeggiato dal presidente Severi in tutto il suo discorso.

«Questo è già un tentativo di andare molto al di là di quello che la stazione è oggi. Soltanto per rendere i giovani consapevoli che c’è un grande potenziale e può effettivamente diventare un centro di sviluppo straordinario». Nessun lavoro su commissione. «Questa è un’iniziativa personale – assicura -. Io non sono qua alla ricerca di un’attività professionale. Al contrario, ho pensato a un posto dove le mie idee sono state fruttuose, assieme alla vostra capacità di sviluppo e alla vostra integrazione, al vostro senso civico... È un modo di dire grazie».