Reggio Emilia, la denuncia. "Accerchiato dal branco e preso a calci in testa"

Brutale aggressione in zona stazione da parte di venti ragazzi a un insegnante cinese di 37 anni

La vittima (foto Alessandra Codeluppi)

La vittima (foto Alessandra Codeluppi)

Reggio Emilia, 14 novembre 2017 - Deriso e accerchiato da una ventina di ragazzi, poi fatto cadere a terra e aggredito con calci al capo. Il ‘branco’ di giovani, probabilmente studenti delle scuole superiori, ha voluto punire così un 37enne, colpevole ai loro occhi di aver richiamato un coetaneo che aveva creato qualche fastidio alla sua attività.

Vittima del pestaggio Lu Zhang, cinese titolare della scuola di formazione ‘Bella cultura’ in via Paradisi 6, nel cuore del quartiere dove l’integrazione resta ancora un miraggio ma lui è uno dei pochi stranieri a perseguirla. Arrivato in Italia dal 2003, docente dal 2005, da tre anni ha aperto una scuola dove insegna a una sessantina di bambini cinesi la loro lingua madre.

Non solo: «Faccio gratuitamente il doposcuola e vado negli istituti dove ci sono problemi, per favorire l’integrazione dei nostri figli: il 90% dei miei allievi è nato a Reggio e così anche mio figlio. Ho collaborato con il Comune e la questura. In futuro mi piacerebbe fare un corso di cinese per le forze dell’ordine».

Ma l’invito all’educazione rivolto a un giovane si è concluso per lui con un pestaggio da parte di un gruppo di ragazzi soliti giocare a calcio nel campetto vicino, che lui dice appartenenti a diverse etnie, soprattutto magrebini. C’era stato un antefatto, e non è neppure l’unico, nel crescendo di violenza. 

«Nel giorno di Halloween – racconta – erano entrati nei locali della scuola in bici scorrazzando dappertutto e rubando le caramelle che avevo preparato per i bambini». Nel pomeriggio del 4 novembre il 37enne, mentre era nella scuola, ha sentito citofonare.

«Sono uscito a vedere, ma non c’era nessuno. Sono rientrato, ho sentito un altro squillo... È andata avanti così più volte finché ho visto un gruppo di ragazzi che mi derideva e ha cercato di scappare. Sotto i portici ne ho bloccato uno. A quel punto il gruppo si è avvicinato a me. Hanno cominciato a spingermi e a deridermi. La mia collega ha chiamato il 113: è arrivata una pattuglia, ma nel frattempo quei ragazzi mi hanno accerchiato e mentre ne tenevo uno per la maglia per non farlo scappare, alcuni dietro di me mi hanno spinto, fatto cadere a terra e cominciato a calciarmi al capo senza che io perdessi conoscenza. Poco dopo è arrivata la polizia e i ragazzi sono fuggiti. Ne ho trattenuto uno solo, ma non è stato lui a prendermi a calci».

Zhang è andato al pronto soccorso: «Avevo un forte dolore alla testa». Visitato, è stato dimesso con una prognosi di tre giorni per trauma cranico non commotivo. Per l’aggressione ha sporto denuncia, ma non c’è sete di vendetta nelle parole di Zhang: «La mia scuola è frequentata da tanti bambini: temo che questi ragazzi possano spaventarli, dunque vorrei che fossero allontanati e redarguiti. Ma soprattutto vorrei che fossero educati alla legalità, perché se sono irrispettosi e violenti già da minorenni, come diventeranno da grandi?».