Reggio Emilia, si chiama Finocchio. Facebook censura chi lo nomina

Francesco, 25 anni, è un calciatore di Serie C. Bloccato un tifoso padovano. "L'algoritmo l'ha scambiato per un'offesa contro gli omosessuali"

Francesco Finocchio ha 25 anni e milita in serie C

Francesco Finocchio ha 25 anni e milita in serie C

Reggio Emilia, 22 ottobre 2017 - «Era grande, bruno e calvo…». Così Alessandro Manzoni presentava la misteriosa figura de L’Innominato nel celeberrimo romanzo I Promessi Sposi. Caratteristiche fisiche che possono descrivere anche Francesco Finocchio, calciatore di 25 anni che gioca in Serie C nel Renate, squadra brianzola non lontana dai luoghi d’origine dello scrittore.

L’attaccante è un bel «marcantonio» di un metro e ottanta, bruno lo è se si considera la pelle scura avendo la madre brasiliana, e calvo pure (in realtà è rasato, ma nell’epoca manzoniana non andava di moda). Va bene giocare con la fantasia, ma forse Facebook ha un po’ esagerato. Il re dei social lo ha reso infatti davvero innominabile. Colpa del cognome: chi lo scrive nei post rischia di essere bannato. O squalificato se si vuole restare in tema calcistico.    Bloccato come Valerio Ruzzante, un tifoso del Padova, che è stato sospeso per errore dalla piattaforma virtuale ideata da Mark Zuckerberg. E come lui anche altri. «Veramente un motivo assurdo – ha raccontato al sito PadovaSport – perché ho citato Finocchio, il calciatore, ma Facebook ha guardato solo il vocabolo e non il contesto. Probabilmente è partita la segnalazione da qualcuno cui non sono tanto simpatico ma non importa. Tra l’altro sono post di diversi anni fa». 

È l’ennesima «vittima» dei rigidi algoritmi impostati dal social per il linguaggio politically correct da tenere. Evidentemente hanno considerato il cognome del giocatore un epiteto offensivo verso gli omosessuali. E così è stato inflitto il blocco dell’account per qualche giorno. Una censura quella di «faccialibro» che però spesso fa un po’ acqua. Una policy tanto severa quanto a volte ai limiti dell’incredibile.    Le restrizioni scattano quando i contenuti inneggiano alla violenza, all’odio, al razzismo; ma anche quando si scagliano contro gli omosessuali oppure se le fotografie pubblicate sono ritenuti pornografiche. Ma i confini del regolamento non sono delimitati come dovrebbero. Sono tantissimi i casi di censure nei confronti di mamme che hanno pubblicato istantanee mentre allattavano i propri figli. Momenti di maternità che non hanno intenerito Facebook. Così come sono state vietate foto storiche o artistiche. Dalla bimba vietnamita Kim Pchuk che corre completamente nuda per scappare dal napalm che brucia il suo villaggio fino alla straordinaria opera L’origine del mondo di Gustave Courbet. O addirittura alla statua simbolo di Copenhagen de La Sirenetta. 

Il caso: Facebbok censurò anche la statua del Nettuno di Bologna. "Sessualmente esplicito"

D'altro canto spesso restano pubblicati insulti pesantissimi ai personaggi famosi da parte di coloro che si chiamano haters. Tollerati di più proprio perché «persone pubbliche», come a dire: fa parte del gioco. E l’ignaro Finocchio? Il calciatore s’intende eh. Lui ci ride su. «Può capitare – dice l’attaccante nato a Caserta, ma cresciuto a Reggio Emilia – anche se ai miei amici non è mai capitato di essere sospesi per avermi nominato». Il suo cognome gli ha creato qualche problema da ragazzo.

«A parte qualche presa in giro – racconta – è ormai famoso l’aneddoto di Paolo Magnani che allenava la primavera del Bologna. Io giocavo nel Parma e durante il derby il mister urlò: «Finocchio metti fuori la palla» per permettere a un suo calciatore che si era fatto male di essere soccorso. L’arbitro, pensando a un insulto, gli mostrò il cartellino rosso…». Poi però, capito il malinteso, è stato graziato dal giudice sportivo. Chissà se Facebook concederà la grazia anche al tifoso padovano…