Crisi Coopsette ed ex Cormo, in centinaia sull'orlo del baratro

Allarme Cgil per i dipendenti: "Cassa integrazione agli sgoccioli, un disastro"

Sono circa 200 i lavoratori di Coopsette in fibrillazione

Sono circa 200 i lavoratori di Coopsette in fibrillazione

Reggio Emilia, 13 novembre 2016 – Coopsette, è conto alla rovescia in vista della scadenza della cassa integrazione straordinaria, prevista per il 30 novembre. Rudi Zaniboni (foto piccola) della Fillea Cgil lancia l’allarme: «Il commissario liquidatore non ha avuto evidenze di interessi o possibili sbocchi per il comparto costruzioni. La situazione inizia ad essere abbastanza drammatica. Tra gli ultimi strumenti che possiamo attivare a favore dei lavoratori c’è una possibile cassa ministeriale che riguarderebbe Methis (divisione arredamento ufficio Coopsette, ndr). Si valuterà se usare questo strumento o se mettere in campo una cassa regionale in deroga, che deve essere ancora deliberata».

Fillea Cgil chiede che «la delibera sia approvata al più presto. Di fatto, si tratta degli ultimi strumenti che possiamo mettere in campo per Coopsette». Quale potrebbe essere la durata della cassa regionale? «Realisticamente intorno ai tre mesi. E’ difficile pensare che la Regione copra un anno».

Il problema è quello di dare una prospettiva ai lavoratori di Coopsette, che solo sul comparto edile sono circa 200. «Un miracolo lo accetteremmo volentieri», afferma Zaniboni, ed è quello che potrebbe materializzarsi una volta che i vari comparti di Coopsette saranno messi in vendita dal commissario liquidatore con una gara ad evidenza pubblica.

«La speranza è che a fronte di questa gara si presenti qualcuno per comprare quello che resta dei vari comparti, con offerte che immaginiamo basse». Il commissario liquidatore di Coopsette «sta compiendo un lavoro enorme – sottolinea Zaniboni – gestendo le posizioni di 4mila creditori, di cui 1.200 circa riguardano dipendenti».

Situazione molto complessa invece su Open.Co, la ex Cormo. «Chiederemo un nuovo tavolo regionale – perché i tempi si stanno allungando troppo. Il commissario ci aveva assicurato che avrebbe fatto entro settembre la gara per il comparto porte. Poi il termine è slittato a fine ottobre. Da giugno sul comparto porte c’è un’offerta concreta di Parmaporte di Giuseppe Chiussi: il piano industriale presentato dall’imprenditore prevede di poter arrivare, in un triennio, a dare lavoro a 40/45 persone. Un’offerta molto interessante, considerato che nei momenti migliori il settore porte arrivava a 52 dipendenti».

«I lavoratori sono in fibrillazione – conclude Zaniboni – ed è incomprensibile il fatto che ancora non ci sia stata la gara. Questa attesa non è per niente divertente, per chi è a casa in cassa integrazione».

Su Unieco per ora non ci sono novità, se non quelle che arrivano dall’azienda: «Unieco, a gennaio – si legge in un comunicato della cooperativa – risulterà essere l’unica azienda ad aver saldato i suoi debiti con tutti i fornitori del concordato del 2013, nella misura del 100% del debito residuo: si tratta di un dato eccezionale in quanto unico, a livello qualitativo e quantitativo, in tutto il panorama nazionale».

Quindi nonostante l’incertezza sul piano di rientro del debito (in particolare con Mps, che uno dei maggiori creditori di Unieco), il gruppo dirigente guidato dalla presidente Cinzia Viani è al lavoro, con risultati importanti, per garantire la continuità aziendale.