Dimora d’Abramo, don Dossetti si dimette

Coop dell'accoglienza addio del sacerdote. Don Morlini: «I soldi vadano ai profughi, non alla cooperativa»

Don Giuseppe Dossetti

Don Giuseppe Dossetti

Reggio Emilia, 21 agosto 2016 - DON GIUSEPPE Dossetti non è più un socio della Dimora d’Abramo, la coperativa che si occuoa di integrazione e accoglienza a migranti e profughi. Si è dimesso, da pochi giorni, da questo ruolo, con una lettera inviata al presidente della Dimora d’Abramo Luigi Codeluppi. Ma non solo: don Eugenio Morlini, tra i primi ad aderire alla cooperativa dopo la sua fondazione, non è più socio sovventore della Dimora: vorrebbe ritagliarsi un ruolo diverso, da volontario. Nel frattempo il don è stato spostato da San Bartolomeo a Taneto di Gattatico. Da dove, senza entrare troppo nel merito del passo indietro di don Dossetti, dice cose piuttosto chiare.

«Non sono più socio sovventore della cooperativa - spiega don Morlini - ma come volontario vorrei fare qualche servizio all’interno della Dimora. Sono in pensione e ho più tempo, l’accoglienza degli stranieri mi interessa».

Il sacerdote ha partecipato all’ultima assemblea di bilancio della Dimora d’Abramo. «Non sono stato d’accordo sul fatto che i soci lavoratori si siano divisi, come ristorno, 65mila euro. Ma non abbiamo chiesto solo questo, insieme agli altri sacerdoti».

I prelati, in particolare don Simonazzi e don Morlini, hanno sottolineato un altro punto fondamentale: «Ci è stato proposto di investire i soldi nelle strutture di accoglienza. Vede, la struttura è un bene che resta alla cooperativa. I soldi, però, vengono dati dallo stato alla coop per aiutare i profughi, non per la cooperativa stessa. Avremmo voluto che si investisse più nell’inserimento lavorativo dei profughi, in modo da permettergli di fare il loro cammino, anche altrove. I soldi devono essere usati per aiutare loro, non per le strutture della Dimora».

E’ per questo che don Morlini si si è astenuto al voto sul bilancio della coop. E sull’addio di don Dossetti? «Ho ricevuto anche io la sua lettera di dimissioni, dove si fa riferimento a motivi di carattere personale». Chiediamo a don Morlini se sia dispiaciuto: «E’ una sua scelta e di fronte a una sua scelta, sa... non posso dire più di tanto».

Non una parola di più, da parte di don Morlini. Le motivazioni personali di don Dossetti sono insondabili, meno lo sono le critiche alla gestione della cooperativa. A marzo scorso, sul programma In Onda di La7, don Dossetti si espresse così: «Ora che abbiamo un po’ di esperienza e un po’ di soldi, questi soldi vanno usati per creare percorsi di inserimento. A meno che il governo non dica: siccome avete fatto utile, dai 35 euro (al giorno per profugo, versati dallo Stato, ndr) passiamo a 30».

Una proposta rivoluzionaria, quella di don Dossetti, che però avrebbe ridotto il volume di affari della cooperativa. A verbale restano anche le altre domande critiche del sacerdote, che in assemblea di bilancio 2014 chiese: «Se l’utile è dovuto all’attività con gli immigrati, in che modo ne ridistribuiamo anche a loro?».