Reggio Emilia, emergenza profughi, sindaci sulle barricate

Ecco gli otto Comuni che non hanno accolto richiedenti asilo

Profughi (Ansa)

Profughi (Ansa)

Reggio Emilia, 29 maggio 2017 - Il giro di vite è arrivato. La prima e nuova sfida che il prefetto Maria Forte, una volta insediata (dopo il 2 giugno) dovrà affrontare è l’emergenza migranti anche sul nostro territorio. L’allarme è già stato lanciato nelle scorse ore dal viceprefetto: «Profughi, non c’è più posto». Ma sono ben otto i Comuni della provincia reggiana che, nonostante le indicazioni, non hanno ancora accolto nemmeno un richiedente asilo: Baiso, Castellarano, Viano, Toano, Vetto, Sant’Ilario, Rio Saliceto e Rolo. L’indicazione però è netta: dovranno adeguarsi alle linee imposte dal bando della prefettura, che si è appena chiuso, per la concessione degli incarichi sulla gestione dell’accoglienza. Un bando da oltre 46 milioni di euro che coprirà un anno e mezzo, fino a dicembre 2018. La polvere da sotto il tappeto era stata sollevata, sulle pagine del Carlino di ieri, anche dal sindaco Luca Vecchi: «Mi risulta che ci siano ancora otto Comuni reggiani che non ospitano alcun straniero: è giusto che si allineino ai parametri previsti dal Ministero». E così sarà, a quanto trapela dalle istituzioni. Anche perché si stima che nel nostro territorio si arriverà a 2.300 stranieri ospitati alirà da 1.400 (oggi sono 1.700) . In questi giorni la prefettura ha già piazzato cinque container in un parcheggio a San Martino in Rio, altro Comune che fino a ieri non aveva ospitato migranti. E i numeri del bando parlano chiaro: 13 richiedenti asilo dovranno essere accolti a Baiso, 59 a Castellarano, 13 a Viano, 18 a Toano, 7 a Vetto, 44 a Sant’Ilario, 24 a Rio Saliceto e 15 a Rolo. 

«Non abbiamo mai respinto profughi, anche perché il Comune non è incaricato di gestire l’accoglienza». Il sindaco di Rolo, Fabrizio Allegretti, risponde così al perché nel suo Comune a oggi non ci siano richiedenti asilo. «Abbiamo avuto qualche contatto, in passato, con la coop sociale che si occupa di accoglienza. E abbiamo fornito indicazioni su possibili alloggi disponibili. Nessuno ci ha coinvolto ulteriormente sulla questione profughi. Non siamo né i più cattivi e neppure i più ‘furbi’. E a chi ci indica come poco accoglienti, ricordo che sul nostro territorio comunale vivono ben settecento cittadini di origine straniera». Il sindaco conclude: «Ci piacerebbe che, come per la questione profughi, si tenesse conto della presenza di Rolo anche quando si tratta di migliorare i servizi ai cittadini e di creare nuove strade e tangenziali».

Il sindaco di Baiso Fabrizio Corti: «Non disponiamo di strutture pubbliche per l’accoglienza di profughi, le case popolari sono abitate dalla nostra gente. Ci è stato chiesto di trovare nuovi spazi, ma da noi è impossibile: non ci sono né spazi né servizi da dedicare all’integrazione di migranti. Forse i comuni del crinale dell’Appennino riescono a trovare maggiori sfoghi rispetto a noi. Le case popolari sono state assegnate a coloro che ne hanno fatto richiesta in base alla graduatoria. Qui non c’è più niente per nessuno, già facciamo fatica a mantenere i servizi, ciò che abbiamo serve alla nostra gente». E conclude: «Siamo stati interessati dal prefetto e Dimora d’Abramo. Ma momento non mi risulta che ci siano disponibilità da parte di privati. Sono territori difficili. Non siamo contrari, se ci perverranno richieste, ne discuteremo con i cittadini». 

«Non esiste neppure una struttura pubblica libera, anche le case popolari sono di proprietà in quanto vedute ai privati – spiega il sindaco di Toano Vincenzo Volpi –. Non mi risulta che ci siano state trattative da parte della Dimora d’Abramo con privati proprietari di abitazioni libere. Tantomeno ora che andiamo verso l’estate e se qualcuno dispone di una casa vuota, la dà in affitto per la stagione. Non sono contrario all’accoglienza di profughi, ma non è un problema facile da gestire anche dal punto di vista della sicurezza, soprattutto con un comune come il nostro che dispone di un vigile e di una sola persona ai servizi sociali. Qui c’è poco da scegliere. Non sappiamo proprio dove alloggiarli, poi c’è il problema dell’integrazione: da noi è molto complicato. Per questo la prima volta il Consiglio comunale si è espresso all’unanimità contro l’accoglienza».

«Nel nostro territorio non esistono strutture abitative pubbliche libere, avevamo una scuola che è stata occupata da nostre famiglie che non disponevano di alloggi – chiosa il sindaco di Vetto Fabio Ruffini –. Con la Dimora d’Abramo ci siamo sentiti non più tardi di 10 giorni fa, però adesso c’è il rinnovo dell’appalto e anche loro non sanno come andrà a finire. Anche il Prefetto ci aveva chiesto di contribuire alla soluzione del problema migranti, ma noi pur con tutta la buona volontà non abbiamo condizioni adatte all’accoglienza. Dove li mettiamo? Persone che devono essere seguite nella scolarizzazione e nell’avviamento al lavoro, come si fa in un comune piccolo come il nostro dove tutte le cose diventano più difficili? Adesso vedremo cosa succederà con la nuova gara d’appalto, poi torneremo a parlarne con l’Unione dei Comuni». 

A Rio Saliceto nei prossimi giorni arriveranno una decina di migranti e gli alloggi, come fa sapere il sindaco Lucio Malavasi, sono già pronti. «Personalmente sono d’accordo ad aiutare i migranti però questa emergenza non si sa quando finirà e ora abbiamo più che mai bisogno di un piano nazionale di accoglienza e di strategie a lungo termine» anche perché «i problemi e i fallimenti politici nazionali e internazionali non possono cadere su prefettura e sindaci». Gli alloggi sono stati trovati, ma il sindaco sottolinea: «È dura trovare degli spazi liberi che non siano tende o container. A livello nazionale, locale regionale e ora sarebbero utili aiuti mirati che consentano ai Comuni di rimettere a posto immobili privati e pubblici per venire incontro a tutte le emergenze. Non solo quelle dei migranti però, ma anche di tutti i cittadini che hanno bisogno».

«Se sono pronto ad ospitare i profughi? No, non lo sono». È questo il pensiero del sindaco di Viano, Giorgio Bedeschi, che sull’arrivo dei profughi è un po’ la voce fuori dal coro. «Qualcuno deve iniziare a dire no» afferma. Perché? Per prima cosa per un problema di sicurezza. «A Viano non c’è polizia municipale, non c’è polizia di Stato, non ci sono i carabinieri. Io non credo che i migranti che verranno qui creeranno disagi, ma non posso prevederlo». E poi c’è un’altra questione: «Io credo che alle persone bisogna dare dignità e ospitarli come lo facciamo oggi, lasciarli lì in ozio... a me non sembra dignitoso, anzi, mi sembra di ucciderli una seconda volta».

Anche Giorgio Zanni e Marcello Moretti, rispettivamente sindaci di Castellarano e Sant’Ilario d’Enza – Comuni che non hanno accolto alcun migrante –, intervengono (gli unici ad averlo voluto fare in un comunicato congiunto) in merito alla distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio che verranno gestiti dalla cooperativa Dimora d’Abramo, responsabile anche dell’individuazione di eventuali strutture per l’accoglienza. Immobili che sono stati verificati dai tecnici del Comune e indicati dalle amministrazioni in base a delle valutazioni utili a indirizzare le scelte del gestore per creare le migliori condizioni per la gestione del progetto di inserimento sul territorio ed evitare l’isolamento e l’abbandono dei migranti durante la permanenza. Una situazione d’emergenza per cui i sindaci sottolineano che ci sarebbero migliorie da apportare.  «Crediamo che la complessità di individuazione delle risposte sui vari territori rappresenti una spia che impone di fare il punto della situazione su una modalità che può essere rivista e migliorata – dicono –, come peraltro emerso anche nel recente incontro Anci. Pensiamo che il fenomeno vada affrontato con una logica non più sistematicamente emergenziale quanto invece strutturale, inserendola in una strategia integrata di risposta ad una serie di fragilità sociali alle quali destinare idonee risorse, anche riqualificando aree e strutture pubbliche che possono essere sfruttate non solo per la gestione dei richiedenti asilo ma in generale al recupero di tutti i soggetti affetti da fragilità. Per questo, rimaniamo fiduciosi che il Comune capoluogo, i Comuni e le Unioni dei Comuni possano contribuire unitamente nel rilanciare pensiero e azioni innovative e condivise in tal senso».