Foto intime in pasto ai social

Un nuovo allarmante fenomeno di costume, all’insaputa delle vittime

Biancheria intima

Biancheria intima

Reggio Emilia, 19 gennaio 2017 - «Come dorme la mia dolce metà! Cosa ne dite?». La domanda è rivolta ai ‘veri maschi’ appartenenti a un gruppo Facebook chiuso e a iscrizione. Chi lancia il ‘sondaggio’ è un libero professionista di Reggio, con tanto di nome e cognome da lui stesso sbattuto sulla piazza del web nascosto, senza alcuna autocensura e senza senso della vergogna. A corredo, la foto della sua compagna, «immortalata a sua insaputa mentre sonnecchia, in mutandine, con le lenzuola scostate», racconta l’Espresso che ha appena pubblicato un’inchiesta sul nuovo fenomeno di costume (diciamo malcostume, come minimo) dei gruppi chiusi sui social in cui vi sono partecipanti che postano foto intime all’insaputa delle vittime, violando la loro privacy. Alle domande seguono i commenti. Nel caso del libero professionista reggiano, ad esempio, un membro del gruppo risponde: «Se vuoi vengo a darti una mano...» E qui ci fermiamo.

Sulla base dell’inchiesta condotta alla ricerca di questi gruppi chiusi che profilerano, aprono e chiudono a velocità supersonica, il settimanale racconta che si tratta di «scatti normalissimi, spesso a figura intera e col viso scoperto; istantanee di quotidianità rubate anche dalle pagine social, che rimbalzano di bacheca in chat e infine su Whatsapp». Col risultato di scatenare vere e proprie cascate di commenti ingiuriosi a sfondo sessuale, volgarità da angiporto, un linguaggio da giornaletto porno. E le donne - non solo adulte, anche minorenni - prese di mira da ciurme di sconosciuti? Sommerse di offese, trattate come merce da usare (abusare) e sbeffeggiare: la sagra dell’umiliazione pubblica, alla faccia della parità di genere e delle conquiste di civiltà. Uno spettacolo grottesco, che ha risvolti di illegalità. Cyberbullismo.

Ne capitano di tutti i colori, ovviamente, racconta l’Espresso. Chi propone il baratto di momenti intimi della fidanzata con quelli di altri partecipanti al gruppo: come fosse uno scambio di figurine dei calciatori, inconsapevoli le vittime predestinate però. Oppure si usa la ‘vetrina’ del gruppo per vendicarsi di una ragazza che ti ha mollato. Pubblicare foto senza consenso è violazione della privacy. Un reato punito con la reclusione da uno a sei mesi. Ma rare sono le denunce alla polizia postale. A Reggio, non risulta vi siano sul tema fascicoli in procura.