Attentato al pub, la vittima: "Mi ha gettato benzina addosso. Voleva bruciarmi vivo"

Barman appicca rogo in un pub pieno di giovani: salvi per miracolo. La testimonianza del gestore del pub del Gattaglio

Matteo Neri (Foto Artioli)

Matteo Neri (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 24 settembre 2016 - È evaso dagli arresti domiciliari, dove era ristretto per aver perseguitato la sua ex, ed è entrato con due bottiglie piene di liquido infiammabile al Gattaglio’s pub, dove era stato impiegato. Erano circa le 23,30 di ieri quando Matteo Neri, 29 anni, gestore del locale, si è visto gettare addosso la benzina. 

"Voleva bruciarmi vivo, ce l’aveva con me". L’esercente, però, è riuscito a far uscire tutti i clienti presenti nel locale – una quindicina – prima di mettersi in salvo. L’aggressore – identificato poi in Marco Lansi, 33 anni – a quel punto ha versato tutto il liquido contenuto nella seconda bottiglia sul bancone e ha appiccato il fuoco. Poi ha tentato di fuggire, a bordo di una Y10. Braccato da un ragazzo, il piromane si sarebbe divincolato dandogli due pugni. "Lasciatemi, è una cosa fra me e lui", urlava in mezzo alla gente.

Il barman è stato trovato poco dopo nella sua abitazione di via Cavalcanti, dove ha cercato di aggredire i carabinieri, con un attrezzo da giardinaggio.  Lansi è quindi stato arrestato e portato in carcere, con l’accusa di evasione, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento seguito da incendio. Sul posto anche i vigili del fuoco: il rogo ha causato danni per oltre 20mila euro.

"Sono vivo, anche se per quattro secondi ho creduto di morire bruciato, sul serio. Ma l’importante è che sia riuscito a far uscire tutti i ragazzi fuori dal pub, prima dell’incendio". Matteo Neri, 29 anni, gestore del Gattaglio’s Pub, accenna un sorriso. Si tocca i capelli ("la puzza di benzina non se ne vuole andare"), mostra il registratore di cassa, completamente carbonizzato ("io mi trovavo esattamente qui, voleva uccidermi").

Cammina nel suo locale, devastato. Scuote la testa. In un angolo, gli abiti che indossava, ancora intrisi di liquido infiammabile. Originario di Roma, da anni vive e lavora a Reggio, dove è conosciutissimo.

 

Neri, che cosa è successo?

"Erano circa le 23,30 di ieri quando l’ho visto entrare nel locale".

Chi?

"Marco Lansi, un barman molto noto in città. Aveva lavorato anche da me, ma poi lo avevo lasciato a casa perché aveva dato problemi. Non mi piaceva il suo comportamento con le ragazze. Sapevo che a luglio era stato arrestato e si trovava ai domiciliari per stalking nei confronti della sua ex fidanzata. Infatti mi sembrava strano vederlo".

Che cosa le ha detto?

"Nulla. L’ho visto avanzare verso di me. Aveva un cappuccio in testa, il volto scoperto. In mano due bottiglie di plastica, di quelle grandi, piene. Non sapevo cosa ci fosse dentro. Io ero dietro la cassa. Mi si è fermato davanti. Ha fatto un sorrisino e un cenno di assenso con la testa. Nient’altro. Poi ha aperto una delle due bottiglie e mi ha gettato il liquido addosso. Ho sentito subito la puzza di benzina. Me l’ha lanciata anche negli occhi. Per fortuna non era acido... "

A quel punto?

"Avevo capito che voleva bruciarmi vivo. Ma per fortuna non mi sono paralizzato. Ho iniziato a gridare ‘uscite, uscite’. C’erano circa quindici persone nel locale in quel momento tra clienti e lavoratori; una trentina fuori. Poi gli ho dato una spallata e sono scappato. Ero completamente zuppo di benzina. Ho bussato alla prima porta, mi sono fatto aprire. Mi sono tolto gli abiti, lavato la testa, poi sono corso di nuovo fuori per cercarlo. A quel punto ho visto il fumo nero uscire dal mio locale".

Lui dov’era?

"Lo hanno visto scappare. Dopo che io sono uscito aveva versato la seconda bottiglia di benzina sul bancone, poi ha appiccato il fuoco. Aveva la macchina parcheggiata poco lontano. Ha fatto per andarsene, ma i ragazzi che erano all’esterno lo hanno visto anche tornare. Uno lo ha fermato e lui gli ha tirato due cazzotti ‘lasciami è una faccenda fra me e lui’, gli ha detto".

Perché ce l’aveva con lei?

"Non so. Forse perché l’avevo mandato via dal pub. Ripeto: non mi piaceva come si comportava con le donne. Pensavo fosse pericoloso. Allora lo avevo allontanato. Così lui aveva cominciato a bombardarmi di messaggi sul telefono. Mi minacciava, anche. ‘Ti sparo in bocca’".

L’ha denunciato?

"No. Anche perché avevo capito che non stava bene: scriveva quelle cose, poi quando mi incontrava (prima dell’arresto, ndr) faceva finta di niente. Quindi non pensavo sarebbe arrivato a tanto. Non si era mai spinto oltre".

Come sta ora?

"Vivo. Ed è l’unica cosa importante, dopo aver pensato di morire bruciato, mi creda. Voleva uccidermi e ci è quasi riuscito. Il mio pensiero è stato subito quello di salvare la gente dentro".

Che cosa spera?

"Che venga curato, sul serio. Perché non sta bene. Ed è pericoloso. Se al posto mio ci fosse stata una ragazza non so che cosa sarebbe potuto succedere".