Reggio, in un anno 500 cellulari intercettati

I dati della procura: tutto l’apparato costa 174mila euro. Scandagliati anche 10 computer

Intercettazioni (foto di repertorio)

Intercettazioni (foto di repertorio)

Reggio Emilia, 17 gennaio 2017 - Sono 500 i telefoni cellulari che la procura di Reggio ha messo sotto controllo nell’arco del 2016 per approfondire o sviluppare le inchieste aperte dai magistrati. Dieci i pc scandagliati dagli investigatori. E solo per ascoltare e trascrivere le conversazioni di quegli indagati, sono stati spesi oltre 62mila euro (62.386 per la precisione) dal 1° gennaio al 31 dicembre dello scorso anno. Ma non è tutto. Ci sono poi i tabulati telefonici (con tutta la documentazione del traffico di chiamate e messaggi), costati oltre 40mila euro (40.219), il noleggio degli apparati ai service privati per le intercettazioni ambientali (in carcere, negli ospedali o nelle automobili, ad esempio): altri 58.605 euro. Infine, strumentazione gps e videosorveglianza per tenere sotto controllo gli indiziati di reato: quasi 13mila euro (12.725 per l’esattezza).

Un ‘Grande Fratello’, per dirla alla Orwell, che in tutto ha pesato sulle casse di via Paterlini (e dello Stato) per quasi 174mila euro (173.936 euro). Il tutto perché le procure, per effettuare le intercettazioni, si devono servire di service privati; dai quali sono anche costrette a noleggiare le apparecchiature. Particolare che ha sollevato non poche polemiche, anche nei giorni scorsi, viste le falle nella sicurezza che il meccanismo prevede.

«Non ha alcun senso che le procure debbano fare intercettazioni attraverso ditte con server privati e non ha nemmeno senso che si debba pagare per le intercettazioni», diceva al Carlino il procuratore capo Giorgio Grandinetti. Le ditte private – che forniscono i server attraverso cui le procure possono svolgere le intercettazioni – sarebbero infatti in grado di accedere in remoto automaticamente e senza autorizzazione a tutte le conversazioni indicate dai magistrati, avendo in memoria sia il traffico sia tutte le registrazioni. Sul piatto, da diverso tempo, la proposta di cambiare la procedura e far acquistare al ministero la strumentazione per poter dotare le procure di strumentazione interna e abbattere così i costi (che in poco tempo verrebbero ammortizzati).

Si avvicina inoltra la data di scadenza imposta dal ministero a tutte le procure d’Italia per allinearsi alle prescrizioni del Garante della privacy: limite fissato per il 31 gennaio. «Siamo già a buon punto – assicura il procuratore capo Grandinetti – e per quel giorno credo che avremo messo tutto a posto secondo normativa».