Reggio Emilia, il questore Sbordone. "Espulsioni rapide per i clandestini che delinquono"

Il punto a due mesi e mezzo dal suo arrivo in città. "Pattugliamenti mirati contro i furti nelle case. E presto più controlli nei locali"

Il questore Antonio Sbordone

Il questore Antonio Sbordone

Reggio Emilia, 3 febbraio 2018 - Giro di vite, pugno di ferro, chiamatelo come volete: la sostanza non cambia. «Sul degrado sociale e le costanti situazioni di illiceità, adesso non si tratta più di azioni estemporanee, ma pianificate di volta in volta in un tavolo settimanale». Con strategie sempre diverse. La criminalità si riorganizza? «Dobbiamo farlo anche noi, con strategie sempre diverse».

Questore Sbordone, che cosa sta cambiando in questa città? «Sto cercando di attuare e stabilizzare una prassi che preveda l’analisi settimanale delle esigenze e delle contingenze per articolare una strategia. Il controllo del territorio e della criminalità non possono essere statici, ma devono essere dinamici. Fare sempre le stesse cose e farle diventare rituali rischia di renderle inefficaci. Invece serve anche l’effetto sorpresa. In più, devono collaborare tutti gli uffici: immigrazione, Volanti, squadra mobile. Faremo un punto di situazione periodico».

Sempre più spesso intervenite nelle zone di maggiore degrado con l’ausilio della polizia municipale. «Sì, già dopo i primi giorni ho riscontrato che la Municipale a Reggio è molto strutturata e disponibile. È una buona Municipale che non si trova altrove, con turni anche per tutta la notte. Si tratta di un aiuto prezioso e dobbiamo cercare sempre di più la loro collaborazione».

È di ieri l’annuncio del rimpatrio di un albanese clandestino con precedenti per resistenza a pubblico ufficiale. Arrestato mercoledì notte, il giorno successivo era già su un aereo a Malpensa perché rientrasse nel suo Paese. Si procede con più velocità ora? «Bisogna adattarsi alle esigenze. Ormai è chiaro che soffriamo sul territorio nazionale di una carenza di posti disponibili nei Centri di permanenza per il rimpatrio (i vecchi Cie). Quando si legge di espulsioni che restano sulla carta è vero. I Cpr sono strutture dove accompagniamo persone che non hanno documenti e che quindi non possono essere subito rimpatriate. Ma se i centri non hanno disponibilità, sono obbligato come questore a fare soltanto un ordine di allontanamento dal territorio nazionale».

Una situazione kafkiana. Senza documenti come possono andarsene dall’Italia? «Infatti non se ne vanno. La strategia dunque è quella di allertare prima dei nostri controlli i Cpr e, in qualche modo, chiedere se ci sia disponibilità e avvisarli in modo da programmare le grosse retate o gli interventi. Così è accaduto nelle scorse ore. Assieme al rimpatriato altri tre stranieri sono stati accompagnati in un centro di Torino».

La priorità, dunque, è quella di allontanarli dal territorio provinciale? «Ci sono molti clandestini pregiudicati che commettono reati. E noi privilegeremo questa azione: allontanare chi non è in regola e delinque».

Sono passati due mesi e mezzo dal suo arrivo in città. Come vede oggi Reggio? «È un capoluogo che soffre delle problematiche tipiche delle medie città. Con fenomeni di degrado connessi anche alla presenza di extracomunitari; una città in cui c’è consistente spaccio al minuto che ne rende difficile il contrasto a causa delle normative. Ma è anche una città in cui c’è un buon rapporto tra le istituzioni e volontà di collaborare. Credo però si possa fare meglio. Oltre che alla sicurezza dobbiamo anche pensaer a rassicurare la gente».

Quali sono le zone più critiche in cui state concentrando i vostri sforzi? «Le solite: la vecchia stazione, piazzale Europa, giardini pubblici. Stiamo molto attenti alla mappatura della diffusione dei reati: il fenomeno più importante al momento è quello dei furti in appartamento».

Come pensate di reagire? «Faremo dei pattugliamenti mirati e straordinari a seconda delle esigenze nelle strade e nei quartieri che ne hanno più bisogno».

Il procuratore generale De Francisci, nell’apertura dell’anno giudiziario, ha lanciato il suo allarme: l’Italia rischia di diventare il paradiso dei delinquenti dell’Est senza certezza della pena. C’è un senso di frustrazione anche in voi forze dell’ordine? «L’auspicio è che si metta un po’ mano ai codici. Nell’ultimo periodo ci sono state molte innovazioni per il contrasto alla criminalità: come il decreto Minniti. Ma parliamo del campo amministrativo. Ora si dovrebbe rivedere anche il codice penale. Intanto, però, saranno sempre di più i Daspo urbani. E noi attendiamo da amministrazione e polizia municipale un regolamento comunale per estenderlo ad altre zone: per esempio le aree di pregio artistico, musei, parchi pubblici. So che ci stanno lavorando, spero che arrivi in tempi brevi».

Quali sono i suoi obiettivi? «Tra i primissimi c’è la tutela dei ragazzi, soggetti a rischio soprattutto dalla diffusione di droga, movida. Ho intenzione nei prossimi mesi di stringere sui controlli nei locali per la somministrazione dell’alcol ai minori. E vedrete che lo farò».