Reggio Emilia, insulti dei tifosi a Barilli. I soldi alle giovanili della Reggiana

L’ex patron ritira la querela in cambio di scuse e 5mila euro alla società. "Hanno capito di avere sbagliato, giusta una pena simbolica"

L'ex presidente granata, Alessandro Barilli

L'ex presidente granata, Alessandro Barilli

Reggio Emilia, 16 gennaio 2018 - L’ex patron Alessandro Barilli ha deciso di rimettere la querela nei confronti dei cinque tifosi della Reggiana imputati per diffamazione. E lo ha fatto proprio nel giorno in cui era prevista la sentenza. In cambio una pubblica lettera di scuse e un risarcimento: 7mila euro in tutto (comprensivo di spese legali), di cui 5mila andranno alle giovanili della Reggiana. Lui non si intascherà nulla.

Si è chiuso così il procedimento che vedeva al centro del contendere messaggi pubblicati su Facebook e commenti pesanti comparsi fra maggio e giugno del 2014. "Come al solito la m... ha scritto cose incomprensibili per i più... e scusa razza di un c... canuto", si leggeva sul social network il 26 maggio 2014. Oppure: "Ti venga un fulmine b... pezzo di m... devi levarti dalle b... zio schifoso b... Vattene al Sassuolo come magazziniere oppure a pulire il c... al tuo amico Squinzi" (11 giugno 2014). Infine, tra gli altri: "Se qualcuno ti taglia le gomme del Q5 o anche peggio sappi che te la sei cercata... Vattene m... " (26 maggio 2014).

Barilli – che si era costituito parte civile con l’avvocato Mirco Bonini aveva avanzato una richiesta di risarcimento danni iniziale di 50mila euro. Alla sbarra, tutti accusati di diffamazione – ciascuno per diversi commenti – Luca Benassi, 45 anni (difeso dall’avvocato Helmut Bartolini); Andrea Cagni, 47 anni; Luca Saccani, 26 anni; Luca Sghedoni, 36 anni e Pasquale D’Angelo, 32 anni (tutti difesi da Annalisa Bassi).

Il processo era nato dall’opposizione degli stessi imputati a un decreto penale di condanna notificato ai cinque a gennaio 2016: 258 euro di multa ciascuno, sanciti dal giudice Antonella Pini Bentivoglio. Una sentenza che, però, avrebbe potuto lasciare spazio a un’eventuale causa civile. Per questo hanno deciso di opporsi. Ora però, dopo mesi di battaglia nelle aule del tribunale e dopo che nell’ultima udienza gli imputati avevano chiesto pubblicamente scusa all’ex patron, è arrivata la tregua.

"Gli autori del gesto si sono dimostrati pentiti e hanno capito di aver sbagliato – ha commentato il legale Bonini –. Si tratta di gente che lavora e che magari fatica a mettere insieme la cifra richiesta per la diffamazione. E non c’era una volontà punitiva così afflittiva da parte nostra: parliamo di supporter della Reggiana, così come lo è Barilli... A lui non rimarrà nulla sotto il profilo economico, Ma è contento di poter aiutare le giovanili della Reggiana e dall’altra parte della presa di coscienza dei soggetti sul comportamento da usare sui social media. Si è trattato di un gesto di magnanimità, tra persone civili, mettiamola così".

Lo stesso ex patron granata commenta l’accordo: "La querela non era stata fatta per introitare somme – spiega Barilli –; ma era giusto trovare una sorta di simbolica pena per non lasciarla impunita e perché non venisse ripetuta. Sono tutti tifosi della Reggiana e donare mille euro a testa alla giovanili mi sembra sia un bel simbolo".

Soddisfatti anche i difensori degli imputati: "L’accordo è stato trovato nei giorni scorsi – spiegano –. Abbiamo versato in tutto 7mila euro e 5mila andranno alla società. Siamo contenti che i soldi vengano devoluti alle Giovanili della Reggiana". Il termine per il versamento della somma ai granata è stato fissato entro luglio 2019.