E’ reggiano il ‘Genio Vagante’

Andrea Paolella, 33 anni, fa il ricercatore a Montreal e ha vinto il presigioso premio per i cervelli in fuga

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Reggio Emilia, 25 maggio 2017 - TANTI curricula inviati in Italia, nessuna risposta. Mentre in Canada è bastata una conferenza per farsi notare come chimico talentuoso ed essere assunto in un’importante azienda e soprattutto come ricercatore in una università di Montreal. Tant’è che sabato, il 33enne reggiano Andrea Paolella, riceverà il premio «Genio Vagante», prima edizione dedicata ai «Cervelli in Fuga».

Da Reggio al Canada...

«Sono cresciuto nel quartiere della stazione dove vivono i miei genitori Donato e Cinzia Trentini. Ho studiato all’Itis Nobili, qui la prof. Lorella Chiesi mi ha fatto appassionare alla chimica. Mi sono laureato a Bologna e nel 2010 mi sono trasferito a Genova. Ho conosciuto mia moglie Bernadette con cui ho una bimba, Rebecca, di 3 anni. E dal 2013in Canada».

Di cosa si occupa?

«Ho fatto un post-dottorato e adesso sono ricercatore chimico alla HydroQuebec, ‘l’Enel canadese’. Lavoro alla nuova generazione di batterie litio ione».

Un classico cervello in fuga?

«Non mi sento in fuga. Ma è innegabile che in Italia non avrei mai potuto fare questo. Sto imparando tanto e spero che la mia esperienza sarà utile al mio Paese».

Il suo sogno?

«Non sognavo di fare il chimico né di essere in Canada. Ma da piccoli si vuole inventare e creare. E oggi mi sento un bimbo che sperimenta in laboratorio. Vorrei sentirmi utile per migliorare la vita quotidiana, creare batterie che durino il triplo o il quadruplo delle attuali. Sarebbe già una rivoluzione, i veicoli elettrici diventerebbero davvero competitivi».

L’Italia non è appetibile per i giovani laureati. Perché?

«Non investe nell’innovazione, ma è anche vero che sta fronteggiando emergenze da 20 anni. In Canada però c’è una sinergia vera tra pubblico e privato. Sono pochi coloro che hanno spirito d’iniziativa e che rischiano. Se dovessi fare un esempio a Reggio, guardo il Tecnopolo e dico: bello, ma bisogna riportare qui i cervelli che sono andati fuori. L’innovazione si fa a livello mondiale».

Come si vive a Montreal?

«L’ideale per le famiglie. Anche questo ha influito sulla scelta: far crescere mia figlia e la mia secondogenita che arriverà tra due mesi sarà formativo. E vieni aiutato: chi ha un figlio riceve 400 euro al mese dallo Stato. Tutti vivono in modo dignitoso, c’è un’alta considerazione di ogni lavoratore». Reggio le manca?

«Sì. I miei genitori, mio fratello Francesco, gli amici. Sono innamorato della mia città, ma ho un posto di lavoro che non lascerei. Vedremo in futuro se ci saranno le condizioni. Mi manca la cucina: tortelli, cappelletti ed erbazzone. Ma a Montreal ci sono tanti italiani. E poi mia moglie, anche se è ungherese, ha imparato a fare il gnocco fritto…».