Reggio Emilia, pedofilo libero. La rivolta dei sindaci

Oltre trenta primi cittadini contestano l’ordinanza del giudice Ghini: "Inaccettabile che un pedofilo possa circolare libero"

Il giovane che ha violentato un bambino disabile di tredici anni (Artioli)

Il giovane che ha violentato un bambino disabile di tredici anni (Artioli)

Reggio Emilia, 21 agosto 2017 - «Prima i bambini». I sindaci reggiani scendono in campo: «Non entriamo nel merito di sentenze specifiche. Vogliamo però ribadire che l’idea che un pedofilo reo confesso abbia libertà di circolare sul territorio non è accettabile in termini di sicurezza non solo della vittima, ma degli altri bambini». La decisione del giudice Giovanni Ghini di lasciare libero - con obbligo di firma e divieto di avvicinamento al ragazzino - un pedofilo reo confesso ha provocato la reazione dell’Anci reggiana, presieduta dal sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro. Un’adesione massiccia da parte dei primi cittadini, che sul proprio territorio sono spesso in prima linea con i servizi sociali nella tutela dei minori. Hanno firmato, oltre a Cavallaro, Renzo Bergamini, Alessandro Santachiara, Antonio Manari, Paolo Colli, Andrea Costa, Giammaria Manghi, Roberto Angeli, Elena Carletti, Andrea Carletti, Mauro Bigi, Lucio Malavasi, Paola Casali, Alessio Mammi, Paolo Colli, Ilenia Malavasi, Fabrizio Allegretti, Giorgio Zanni, Luca Vecchi, Tiziano Borghi, Camilla Verona, Vincenzo Volpi, Fabrizio Corti, Luigi Fiocchi, Nico Giberti, Stefano Costi, Massimo Gazza, Maurizio Terzi, Andrea Tagliavini, Marcello Moretti, Enrico Bini, Tania Tellini e Giorgio Bedeschi.

«Non si vanifichi il corale lavoro sul territorio - affermano i sindaci -. Se è necessario si chiarisca la legge. Come possiamo chiedere la collaborazione della comunità nell’individuare e denunciare questi soggetti, se poi - nonostante diversi mesi di attività istruttoria ed investigativa - il rischio è quello di ritrovarseli davanti alla porta di casa, nonostante tutto, magari per tutto il tempo del processo? Sarebbe cosa grave da affrontare per un adulto davanti ad altri reati, le conseguenze per un bambino rischiano di essere devastanti. E non possiamo non citare l’allarme che cresce, legittimamente, in una comunità che sa di avere per strada un soggetto di questo tipo».

Quello che ha colpito tanti cittadini, e che i sindaci sottolineano, è il messaggio lanciato in una vicenda che ha visto un bambino violato. «Per fortuna - scrivono i primi cittadini reggiani –, in molti altri casi le cose vanno diversamente. Crediamo tuttavia che tutta la società debba operare mettendo al centro la tutela dei bambini. Ogni alterazione di questa priorità rischia di danneggiare non solo un caso specifico, ma di vanificare un lavoro enorme ed essenziale, a tutela dei più piccoli. A Reggio su tutta la problematica dei minori è in atto uno straordinario lavoro di cooperazione interistituzionale che coinvolge Comuni, Servizi, Ausl, associazioni e volontariato ma sopratutto Tribunale, avvocati e professionisti. Possiamo sostenere che la cultura dell’infanzia e dei diritti dei bambini che ha reso Reggio famosa in tutto il mondo ha accompagnato il lavoro di tanti soggetti anche in questo ambito. Citiamo, tra le migliori pratiche avviate in tutta la Provincia, anche l’avanzato progetto sviluppato dalla Val d’Enza. La priorità sia la tutela dei nostri piccoli: ogni eventuale iniziativa chiarificatoria, anche del legislatore, in questo senso è necessaria e benvenuta».

Il caso reggiano è ormai diventato nazionale. Lo staff del guardasigilli Andrea Orlando ha fatto sapere di voler acquisire le carte sul procedimento: passo che può preludere all’invio degli ispettori nel tribunale reggiano. Mentre il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, boccia il giudice Ghini: «Garantismo per garantismo, quando un Giudice rimette in libertà un pedofilo reo-confesso di aver abusato di un tredicenne disabile, con la motivazione che avrebbe dimostrata straordinaria autodisciplina, c’è soltanto da rimanere sconcertati. Punto».

Chiesta al Csm l'apertura di una pratica sul giudice Ghini