Profughi, Salvini: "Rispediamoli in Pakistan con il riso cotto a puntino"

Il leader della Lega: "Presenteremo un’interrogazione in Parlamento"

Matteo Salvini, leader del Carroccio

Matteo Salvini, leader del Carroccio

Reggio Emilia, 29 aprile 2016 - La rivolta dei richiedenti asilo contro la pasta scotta diventa un caso nazionale. Ieri sulla vicenda è intervenuto Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, che ha colto al balzo l’occasione per un post di fuoco su Facebook: «Tutti a casa loro da subito, così mangiano quello che vogliono». Il post di Salvini ha avuto subito centinaia di risposte. La maggioranza dei suoi fan attacca i pakistani e le loro pretese. «Si sentono forti di fare quello che vogliono. Dovrebbero ringraziare e sdebitarsi», dice un commentatore. Un altro rincara la dose: «Questi sono più furbi di noi». Di tanto in tanto spunta qualche detrattore che ricorda al leader della Lega come sia «facile prendersela sempre con gli stranieri».

In realtà, i mal di pancia che scatena la protesta sulla pasta sono trasversali e non riguardano solo il popolo del Caroccio. Abbiamo chiesto al leader della Lega nord la sua opinione.

Salvini, che ne pensa del caso dei richiedenti asilo che a Reggio hanno protestato in Questura perché non gradivano i pasti della mensa?

«Sono incredulo, mi verrebbe da dire che non è possibile…».

Sostengono che il tipo di pasta e le modalità di cottura non sarebbero compatibili con la loro digestione.

«Per me la questione è semplice: biglietto aereo di sola andata e tornino a casa. Se davvero scappano dalla guerra, non penso che il loro primo problema possa essere il menù. Ma questa situazione assurda non è nemmeno colpa loro».

E di chi?

«Delle politiche di accoglienza ridicole di un governo ridicolo. Questi signori vengono dal Pakistan, giusto?».

Sì, buona parte viene dal Pakistan.

«Bene, si mettano sul primo aereo per il Pakistan con una scatoletta di pasta cotta come vogliono loro. Penso che le loro lamentele siano un insulto alle persone di Reggio che davvero non riescono a mettere insieme un pasto decente».

Farete qualche azione a livello politico?

«Presenteremo una interrogazione in Regione e in Parlamento, anche sulla Dimora d’Abramo, la cooperativa che ne gestisce l’accoglienza. E’ l’ennesima interrogazione sul tema, perché di casi così ce ne sono diversi. Siamo la barzelletta dell’Europa. Ci chiediamo perché l’Austria si blinda i confini. In ogni caso, visto che solo il 5% delle domande dei richiedenti asilo vengono accettate, penso che su ogni cento potremmo tenerne 5 e rimpatriarne 95».

Pensa che questo sia un esempio del fallimento delle politiche di accoglienza e integrazione?

«Certamente, guardi: se chiedo a dieci europarlamentari a casa se i loro profughi si lamentano dei pasti gratis, si mettono a ridere. Speriamo di sfrattarli, ci muoviamo per questo obiettivo».