"Mio figlio down multato e mortificato sull’autobus"

Il caso raccontato dalla madre

Un controllore ha emesso un verbale

Un controllore ha emesso un verbale

Albinea (Reggio Emilia), 5 ottobre 2016 – Un ragazzo con la sindrome di Down aveva comprato il biglietto per l’autobus e lo aveva correttamente convalidato sul mezzo pubblico: ma non poteva sapere che chi glielo aveva venduto, probabilmente non capendo bene la destinazione, gli aveva dato un titolo di viaggio valido solo fino a Canali e non ad Albinea. Quando il controllore è salito sull’autobus e ha verificato la regolarità del titolo di viaggio, ha multato il ragazzo: nessuna considerazione del contesto e del fatto che la differenza tra la destinazione pagata e quella effettiva era di appena cinque chilometri. Il ragazzo, sconsolato, è tornato a casa e ha detto alla madre che non vuole più prendere l’autobus da solo: la rigidità del controllore, denuncia la madre, ha vanificato i risultati raggiunti con difficoltà al termine di un lungo percorso educativo.

La storia è stata raccontata ieri su facebook dalla mamma infuriata e ha raccolto una vastissima solidarietà da parte di amici e conoscenti. «E’ giusto e doveroso che mio figlio venga trattato come tutti – scrive la mamma - anzi, è il nostro obiettivo, ma credo gli si potesse chiedere di acquistare un altro biglietto per differenza, o anche intero, visto che ha cercato di spiegargli che glielo avevano venduto così. Il signore ha invece preferito mortificarlo multandolo, e facendogli firmare il verbale, cosa che vi assicuro non è semplice per (…), specialmente su un mezzo in movimento». Il ragazzo «è rientrato a casa balbettando, faticando a spiegarmi l’accaduto perché agitato, e chiedendomi di non fargli più prendere il tram. Ha già ripetuto circa una decina di volte, che non sa fare niente perché ha la sindrome di Down, che non può prendere la patente e neanche il tram perché non sa comprare il biglietto corretto. Ci tenevo a congratularmi con il controllore per avere rimpinguato le casse di Seta con i 66 e rotti euro della nostra famiglia, per avere vanificato il lavoro di anni sulla autonomia, e per avere reso la giornata di mio figlio molto triste. Mi auguro che mostri la stessa solerzia non tutti gli utenti, in particolare non chi quotidianamente sale sul tram senza titolo di viaggio».

«Nonostante gli entusiasmi per le vittorie olimpiche – si sfoga la madre del ragazzo - i grandi proclami, le giornate mondiali e nazionali, le foto ed i video più o meno commoventi, è sempre molto avvilente constatare come la diversa abilità esca sconfitta dal confronto con la quotidianità. Dimentichiamo spesso che ognuno dei nostri ragazzi ha un nome ed un cognome, è figlio o figlia, marito, moglie, fratello o sorella con una storia e tanta sensibilità e tenacia nel vivere una vita di grandi sfide a scuola, nello sport, sul lavoro». «Mi scuso con lui - conclude il messaggio della madre, rivolgendosi al figlio - per non essere stata in grado, ancora una volta, di tutelare il suo diritto alla dignità di giovane uomo».

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