Genitori contro il Ministro della scuola. "I nostri figli meritano autonomia"

Proteste per l’imposizione di riaccompagnare i ragazzi fino a 14 anni a casa: "La responsabilizzazione fa crescere i giovani"

Un ragazzo delle medie mentre torna a casa in bici a Reggio

Un ragazzo delle medie mentre torna a casa in bici a Reggio

Reggio Emilia, 28 ottobre 2017 - «È un provvediemento antieducativo, lontano da qualsiasi logica di crescita dei ragazzi; i nostri figli devono imparare a essere autonomi, ma le decisioni politiche sembrano andare nell’esatta direzione opposta». Niente più deroghe: d’ora in poi, anche gli studenti delle medie dovranno essere portati e recuperati da un audulto (papà, mamma, nonni o un parente maggiorenne) fino al compimento dei 14 anni d’età. La decisione - imposta da un diktat della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli - è già stata applicata in decine di scuole, da Siracusa a Padova, passando per Roma fino ad arrivare a Bergamo, e potrebbe coinvolgere a breve anche la nostra provincia.

In verità due articoli del codice civile (2047 e 2048) risalenti agli anni ’90, avevano già tracciato una prima linea guida. Aggirata fino a oggi tramite deleghe e accordi tra gli istituti scolastici e le famiglie. Ma la recente sentenza della Cassazione, che ha condannato una scuola e il Miur per la morte di un ragazzo avvenuta una quindicina di anni fa al di fuori del perimetro scolastico, ha cambiato totalmente le carte in tavola. Reclusioni dai sei mesi ai cinque anni per i professori, e multe salatissime alle scuole, hanno improvvisamente riportato a galla la questione. E con essa, il rispetto dei due articoli del codice civile già in atto.

All’ ‘Aosta’, in via Cecati, tantissimi genitori e bambini ieri si sono espressi sulla vicenda, proprio all’uscita da scuola. «Da mamma credo sia una decisione assolutamente sbagliata - ha proseguito Monica Valcavi - perché limita la crescita dei ragazzi. Inoltre vorrei porre un’altra tematica, ovvero l’inquinamento. Abito a pochi metri dalla scuola Aosta, e per questo motivo mia figlia torna a casa a piedi. Eppure prendo quotidianamente la bici in direzione polo scolastico di via Makallè, dove insegno, nel tentativo di inquinare il meno possibile. Pensate a quante macchine in più dovrebbero muoversi a Reggio nell’andare a recuperare i giovani studenti; un paese civile agisce in questo modo?».

D’altronde sono i ragazzi stessi a riproporre la tematica, in un susseguirsi di domande e considerazioni: «Allora dovrebbero garantirci la maggiore età a 14 anni!» esordisce uno studente, preoccupato «perché la mia famiglia avrebbe tantissimi problemi nel venirmi a prendere», mentre altri ribadiscono «la questione inquinamento: siamo in tantissimi a venire in bici, quindi ora ci sarà vietato? Speriamo proprio che non mettano questa legge...».

«Conosco dei genitori con tre figli - chiosa Sara, mentre attende all’uscita dell’istituto -. Non mi risulta sia possibile sdoppiarsi in altrettanti luoghi diversi nello stesso momento. Inoltre se ci mandano in pensione a 70 anni, è difficile trovare anche dei nonni disponibili a sostituirci. Bisogna lavorare sulla sicurezza, e non privare i ragazzi di un fondamentale processo di responsabilizzazione».