Reggio Emilia, “Quel semaforo non rispetta il codice della strada, multa annullata”

La sentenza del tribunale di Reggio contro il Comune cancella la sanzione presa per il rosso in piazzale Tricolore

Il semaforo ‘sotto accusa’

Il semaforo ‘sotto accusa’

Reggio Emilia, 20 gennaio 2018 - “Quel semaforo è un’insidia, in palese spregio delle norme». Lo dice il perito, lo sottoscrive il giudice. Dunque, multa annullata con il Comune condannato a pagare le spese legali e persino la perizia che gli dà torto. Piazzale Tricolore, incrocio in cui, da alcuni anni a questa parte, fioccano migliaia di multe; proprio nel punto in cui è stato installato un implacabile Vistared, infatti, i reggiani secondo i verbali della polizia municipale passano col rosso con una frequenza prima mai accertata. Una «misura di sicurezza», dicono sindaco e assessori. Un «modo per far cassa sulle spalle dei cittadini», tuonano i tanti che si sono visti arrivare le sanzioni. Anche perché – sottolinea chi ha avuto l’annullamento della sanzione dal tribunale reggiano – «la luce gialla in quel semaforo è di 3 secondi (o inferiore) e non permette di frenare in tempo».

Così, «senza nemmeno accorgersene, si passa col rosso». Il Comune però non vuole sentire ragioni. E, nonostante le sentenze e le promesse di rivedere la taratura dell’apparecchio, si oppone a ogni cittadino che faccia ricorso. Ora però, a mettere un punto fermo alla diatriba, è arrivata una nuova sentenza, con tanto di perizia da parte di un esperto in ricostruzioni cinematiche incaricato dal giudice. Il caso è quello di una cittadina reggiana che percorreva la circonvallazione da viale dei Mille verso viale Piave, incrociando la via Emilia. La multa è arrivata inesorabile il 18 settembre 2016, l’infrazione era stata rilevata il 4 agosto: «Prosecuzione della marcia nonostante la segnaletica semaforica emettesse luce rossa nella sua direzione», si legge nel verbale. «Insufficiente il giallo di 3 secondi», ha scritto l’automobilista reggiana nel suo ricorso, sostenuta dall’avvocato Corinna Rabitti.

Così, il giudice di pace del tribunale di Reggio Daniela Bergami, prima è andata sul posto per fare un sopralluogo, poi ha incaricato un perito assicurativo di redigere una consulenza tecnica. E i risultati sono sorprendenti. Non si parla solo della durata del giallo, infatti. Ma cronometro, metro e regolamenti alla mano, il ctu Bruno Turci ora ha messo nero su bianco ed elencato gli otto principali motivi per cui quel semaforo di piazzale Tricolore non solo non «rispetta le regole del Codice della strada», ma rappresenta anche una «insidia» per gli automobilisti «in palese spregio delle norme». Nelle motivazioni della sentenza depositata il 10 gennaio scorso – che condanna il Comune ad annullare il verbale e anche a pagare le spese legali – «il ctu ha rilevato diverse criticità». Si parte con «un’unica lanterna semaforica collocata sul lato sinistro della strada in difformità delle prescrizioni del codice della strada»; «coesistenza alla sinistra di lanterna semaforica verde delle corsie verso viale Piave e viale IV Novembre, la mancanza di lanterne ripetitrici e la presenza di lanterna pedonale che permane verde mentre l’altra diviene gialla».

E ancora: «Limitata visibilità della lanterna», mentre il codice prescrive che la segnaletica verticale debba essere avvistata a una distanza minima di 80 metri. «Omessa manutenzione del verde pubblico che è di ostacolo alla visibilità». Si prosegue: «La conformazione della poligonale dell’incrocio pone oggettive limitazioni alla profondità dell’orizzonte visivo», tanto che la lanterna diviene visibile per chi arriva da viale dei Mille alla distanza di 15 metri, «distanza nettamente inadeguata al limite dei 50 chilometri orari». Anche perché, dice il perito, per osservare lo spazio di arresto di 15 metri la velocità massima compatibile dovrebbe essere di 29,45 chilometri orari per l’arresto in condizioni minime di sicurezza. Non è tutto. «L’asimmetria della successione delle fasi semaforiche costituisce una non escludibile insidia in palese spregio dei dettami delle norme regolamentari». Infine, «la durata del giallo semaforico varia tra 2,8 secondi e 3,2 secondi; ma la durata di tre secondi non può dirsi congrua considerato che la lanterna è visibile a soli 15 metri e richiederebbe per l’arresto del veicolo una velocità quasi dimezzata rispetto al limite di velocità vigente». Quindi, nonostante il passaggio con il rosso della signora sia «conclamato e indubitabile» a lei non «può essere mosso il rilievo della colpa», dice il giudice. Per questo la multa è stata annullata e il Comune ora dovrà pagare pure le spese legali e pure la perizia che gli dà torto.