Reggio Emilia, sicurezza. Il questore: "Stazione, dobbiamo fare di più"

L'intervista ad Antonio Sbordone. "Dobbiamo lavorare su prevenzione e repressione: nei prossimi giorni ci faremo promotori di iniziative congiunte"

Antonio Sbordone (foto Artioli)

Antonio Sbordone (foto Artioli)

Reggio Emilia, 14 febbraio 2018 - Questore Sbordone, una nuova rissa alla stazione vecchia fra due bande opposte di stranieri, partita dalla sala d’aspetto. Nessun ferito, ma la situazione avrebbe potuto degenerare in pochi istanti...

«Sì, non nascondo che la zona della vecchia stazione resta un nervo scoperto».

Dal suo insediamento lei ha annunciato di aver intensificato il pattugliamento e il lavoro degli agenti su piazzale Marconi, anche con l’utilizzo del Daspo urbano se necessario. Non è sufficiente?

«Da parte nostra c’è la massima attenzione su quell’area, ma ora più che mai servono iniziative congiunte. Siamo di fronte a un pericolo costante in zona stazione. È evidente che – senza fare polemiche – servirebbe una stretta normativa».

Parliamo di chi delinque ripetutamente e non è regolare sul territorio? Di chi esce subito di galera dopo l’arresto magari dopo lunghe indagini?

«Ecco. Spesso la nostra diventa una fatica di Sisifo. Uno sforzo inutile, che a volte diventa frustrante per i nostri uomini. L’obiettivo è quello di non farci frustrare e andare avanti».

Che cosa pensate di fare in quell’area?

«La vecchia stazione è tra le nostre priorità. Dobbiamo lavorare su prevenzione e repressione. Nei prossimi giorni ci faremo promotori di iniziative congiunte. Studieremo nuove soluzioni».

Fra sabato e domenica ci sono state tre rapine in poche ore: prima due minorenni aggrediti e derubati; poi il colpo con la pistola al discount delle Acque Chiare con i dipendenti tenuti in ostaggio. Siamo di fronte a un segnale di allarme sulla sicurezza?

«Il mio pensiero, che deriva da un’analisi, è che ci siano rapine e rapine. Bisogna fare dei distinguo rispetto ai fatti avvenuti negli ultimi giorni. Di certo quella del discount D Più ha le caratteristiche di una rapina messa in atto da più professionisti. Crediamo che dietro ci sia un’organizzazione, di certo più di una persona che faceva da palo. Ma la squadra mobile sta già lavorando in questa direzione e confidiamo che si possa arrivare a buoni risultati. Diverso è il discorso per le aggressioni ai minorenni».

Perché?

«Purtroppo si tratta di episodi che al giorno d’oggi capitano nelle città, si tratta di una violenza metropolitana spicciola capace però di fare anche più male perché trasmette senso di insicurezza alla cittadinanza. Anche sotto questo aspetto intensificheremo il lavoro sia sul profilo della prevenzione sia su quello investigativo».

Nessuna recrudescenza criminale dunque?

«No, non siamo di fronte a una situazione di allarme. Si tratta di fasi cicliche, anche rispetto ai dati oggi non ci troviamo di fronte a una vera recrudescenza della criminalità rispetto al passato. Ma di certo aumenteremo la nostra presenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA