Stupro al centro sociale: imputato un reggiano

Parma, chiesto processo per un 28enne reggiano: ‘Favoreggiamento’

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Reggio Emilia, 18 dicembre 2016 - È una storia tremenda, cheparte da un presunto stupro di gruppo a una diciottenne in stato di incoscienza in un centro sociale di Parma sei anni fa; prosegue con un video choc della scena girato con un Nokia, visto e stravisto per tre anni in un giro di ragazzi e ragazze e costato un orrendo nomignolo alla vittima; e oltrepassa di molto i confini delle battaglie ideologiche perchè in campo sono scese le donne dei centri sociali a ribellarsi e a denunciare il sessismo. In ballo c’è il tema, universale e trasversale, dell’omertà dopo la violenza, in questo caso l’autoprotezione e complicità dei ‘compagni’.

Si è appreso che tra i quattro indagati con l’accusa di favoreggiamento per i quali il sostituto procuratore di Parma Giuseppe Amara ha chiesto il rinvio a giudizio c’è un reggiano: R.G., 28 anni, abitante in provincia. La richiesta di processo a suo carico - e nei confronti di A.S., 23 anni e D.D.P., 29 anni, entrambi di Parma, e della 26enne milanese M.D.P - risale a un mese fa: è un troncone autonomo e distinto di indagine. Il processo a porte chiuse agli accusati di stupro di gruppo, i parmigiani Francesco Cavalca, 25 anni, e Francesco Concari, 29, e al romano Valerio Pucci, 24, è cominciato. Possibile si difendano sostenendo che la ragazza partecipava consapevole. Un quarto imputato è stato assolto in abbreviato.

LA VICENDA. Il 12 settembre 2010 nella allora sede della ‘Raf’, rete antifascista in via Testi, si festeggiava come sempre la cacciata dei fascisti da Parma nel 1922. La ragazza, appena maggiorenne, era arrivata a Parma con un amico. La notte - secondo le indagini dei carabinieri - tre o forse più ragazzi abusarono di lei un’intera notte, filmando con il cellulare. La ragazza aveva bevuto, era stata drogata? Sarà il processo a stabilirlo. Dalle immagini sembra come se la vittima fosse morta: inconsapevole di quel che le accadeva. La mattina all’alba si risvegliò, nuda su un tavolo, i vestiti per terra. Non c’era più nessuno. Lei non denunciò.

LE INDAGINI. Nessuno avrebbe mai saputo nulla se il video non fosse finito in mano ai carabinieri che indagavano nel mondo degli anarchici dopo una bomba carta scoppiata a Casa Pound a Parma. Nessuno tra chi aveva visto il video, nè ragazzi nè ragazze, aveva spezzato il silenzio. La ragazza fu rintracciata. Le fu mostrato il video terribile. Esperienza traumatizzante. «Ripresi i mei vestiti e me ne andai» dichiarò. Tentò di tornare nei centri sociali, ma, secondo quanto denuncerà un gruppo di ragazze antagoniste, le ‘Romantic Punx’ sul blog ‘Abbatto i muri’, venne emarginata, cacciata perchè mina vagante. I ragazzi indagati invece continuarono la loro vita con i cortei e le frequentazioni di sempre.

LO SCANDALO. Le indagini, partite nel 2013, portarono agli attuali imputati. E per la giovane vittima fu l’inferno. Secondo l’accusa viene contattata per alleggerire il suo racconto, chi la definisce «infame». Scatta una nuova indagine, l’ipotesi è favoreggiamento, resta coinvolto anche il giovane reggiano.

E si apre il «dibattito» sui sessismi nella galassia antagonista. Denunce della violenza e solidarietà alla ragazza arrivano da Radio Onda Ross che si chiede «con sgomento e rabbia, dove è stato il movimento in tutti questi anni di silenzio». Lo stesso fanno sigle storiche della Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza ‘Dire’. E altri. Anche a Reggio, nei centri sociali se ne parla. Federica Zambelli, esponente pacifista e no global impegnata in mille battaglie con Aq 16 e Città Migrante, interpellata da noi ieri sera, dice senza tentennamenti: «I collettivi con cui siamo in contatto condividono la condanna».