Terremoto, i vicini di Ezio Tulli: "Ho cresciuto quei due bimbi come nipoti"

I ricordi dei vicini di Ezio Tulli, l’agente morto insieme ai figli SPECIALE TERREMOTO FOTO E VIDEO - IL CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

Giovanna Gagliardi con i figli Leonardo e Ludovica e il marito Ezio Tulli

Giovanna Gagliardi con i figli Leonardo e Ludovica e il marito Ezio Tulli

Reggio Emilia, 26 agosto 2016 - «Salite». Dal citofono la voce è quella di chi ha già capito. Sandra Prandi, 74 anni, pensionata di Pieve Modolena, fa appena qualche gradino, poi si ferma sulla scala e scuote la testa. «Quei due bambini li ho cresciuti come nipoti, non posso credere a ciò che è successo, non si può morire in quel modo, in vacanza, non è possibile... » Gli occhi lucidi, le braccia che stringono i ricordi, come a non farli andare via. «Leonardo chiamava mio marito ‘nonno Lucio’, li tenevamo sempre noi mentre loro erano lontani o quando erano al lavoro. Erano due bambini bellissimi... Io non so come farà Giovanna ora, sono molto preoccupata per lei».

Civico 7 di largo del Parmigianino, una nuova palazzina con i mattoni faccia a vista, in una laterale di via Fratelli Bandiera. È qui che il poliziotto Ezio Tulli (morto assieme ai due figli nel crollo della casa in cui dormivano ad Amatrice, nella notte fra martedì e mercoledì) e la moglie Giovanna Gagliardi (unica superstite della tragedia), anch’essa agente della questura di Reggio, avevano deciso di costruire il loro nido, dopo essersi innamorati e sposati. Galeotti, gli uffici di via Dante.

Tredici anni di servizio nella nostra città, per loro che erano entrambi originari del Lazio. Qui a Reggio erano nati anche i loro due figli, Leonardo e Ludovica, di 14 e 9 anni. E qui Ezio e Giovanna avevano coltivato relazioni e amicizie profonde, di quelle che lasciano il segno, di quelle capaci anche di superare le distanze geografiche. «Ricordo quando è nata la piccolina, Ezio aveva dormito in macchina per lasciare spazio ai familiari, era così felice... Tornavano spesso a trovarci – prosegue la vicina – anche per controllare la casa al piano terra, di loro proprietà, che avevano dato in affitto. Dicevano che a Reggio avevano passati anni bellissimi e lasciato un pezzo di cuore».

Ora in quel piccolo appartamento, sul campanello, si legge il nome ‘Dimora d’Abramo’. Vivono lì cinque rifugiati: tre del Gambia, due pakistani. «Ci hanno raccontato che cosa è successo e siamo molto tristi per questo», commenta un ragazzo in un inglese stentato. «Ce lo ha detto la signora del piano di sopra, è terribile, anche io ho amici in quelle zone». Alla spicciolata arrivano altri inquilini, la faccia atterrita. «Davvero, è terribile, non ce la sentiamo di commentare... Io e Giovanna eravamo incinta assieme... »

Giovanna Gagliardi, 47 anni, ora è nella casa di famiglia a Nettuno. «Era simpaticissima, piena di vita, solare», la ricordano i colleghi reggiani che hanno passato al suo fianco anni di servizio.

Ma lei, ora, non parla; completamente sotto choc. Ha raccontato soltanto ai soccorritori di non essersi nemmeno resa conto di come sia potuta sopravvivere al crollo.

E nella mattinata di ieri, a Nettuno, il capo della polizia Franco Gabrielli ha voluto far visita alla famiglia dell’agente, che dopo il trasferimento da Reggio nel 2009 è in servizio al commissariato di Cisterna; il marito, invece, era stato distaccato alla Stradale di Aprilia.

Assieme a lui il dirigente del compartimento della polizia stradale del Lazio, Michele La Fortezza, il questore di Latina Giuseppe De Matteis e il primo dirigente del commissariato di Anzio e Nettuno, Antongiulio Cassandra. Il riconoscimento del corpo di Ezio Tulli è stato fatto nelle scorse ore dal fratello e presto raggiungerà quelli dei due figlioletti, in attesa che vengano fissati i funerali a Nettuno.