Omicidio-suicidio a Vetto, forse per paura della malattia

Il racconto dei vicini: "Finestre chiuse da due giorni e cane libero: così abbiamo dato l’allarme"

Il recupero di uno dei corpi

Il recupero di uno dei corpi

Vetto (Reggio Emilia), 11 aprile 2016 - È frastornata e profondamente scossa non solo la comunità di Vetto, ma l’intera montagna nell’apprendere ieri mattina la notizia della tragedia che si è consumata nella villa in via Piagnolo14 dell’omonima frazione: i carabinieri, allertati da vicini di casa, hanno trovato esanimi in letto Giovanni Amedeo Cavecchi, di 63 anni, e la sua convivente 56enne Lidia Kyrylenko, originaria dell’Ucraina.

Mentre proseguono le indagini dei carabinieri di Castelnovo Monti, prende campo l’ipotesi dell’omicidio-suicidio: Cavecchi avrebbe colpito nel sonno con un colpo di pistola (regolarmente detenuta) alla tempia la convivente Lidia e dopo con analogo gesto si sarebbe si sarebbe tolto la vita accanto a lei. Il drammatico scenario agli occhi dei militari nel momento in cui, con l’ausilio dei vigili del fuoco, sono entrati in casa, è immaginabile. Solo nella tarda nottata di ieri, dopo l’intervento del medico legale e l’autorizzazione del magistrato, le due salme sono state recuperate dalle pompe funebri Ghirelli di Casina e trasferite all’istituto di medicina legale del Policlinico di Modena. Pare che lei avesse manifestato l’intenzione di tornare dalla famiglia in Ucraina.

Al momento gli inquirenti non hanno individuato un movente certo, ma ci si chiede se si possa ipotizzare che l’uomo non avesse accettato l’abbandono dopo anni di convivenza. Non si esclude che l’uomo potesse aver avuto brutte notizie sullo sviluppo di una malattia che lo aveva colpito in passato e che forse questa causa possa essere all’origine del gesto.

Ieri i carabinieri hanno sentito parenti, amici e conoscenti per cercare di ricostruire la storia della coppia, i loro rapporti e inquadrare il movente. Roberto Monti, un agricoltore vicino di casa, insieme alla moglie Tatiana Novozhilova ha dato l’allarme: «L’ultima volta ho visto Amedeo giovedì, mi aveva chiesto se gli tagliavo un ramo di un albero che dava sulla strada. Ci siamo insospettiti perché venerdì abbiamo visto tutto chiuso, macchina in garage e il cane, che tenevano sempre alla catena, libero. Ci siamo preoccupati e abbiamo avvertito i carabinieri».