Dario Fo: "I partiti alimentano l'ignoranza"

Intervista al premio Nobel, che parteciperà alle Giornate della laicità

Dario Fo

Dario Fo

Reggio Emilia, 19 aprile 2016 – Un incontro al vertice farà da anteprima venerdì alle 18, all’auditorium del Centro Malaguzzi, in occasione delle Giornate della Laicità. Da un lato Dario Fo, 90 anni compiuti il 24 marzo («che gran confusione al mio compleanno»). Dall’altro l’onnipotente, invocato dal primo, che vuole fare i conti con lui, sui grandi temi: Genesi, Apocalisse, inferno e paradiso, Regno dei Cieli e degli uomini. Che cosa dobbiamo aspettarci? Lo abbiamo chiesto al Premio Nobel.

‘Dario e Dio’, il titolo fa tremare. Due pesi massimi. Che cosa dirà o chiederà all’altissimo, lei, ateo militante ma anche curioso del sacro, che ha esplorato in molte opere, a cominciare da ‘Mistero buffo’, traendo riletture personalissime della Bibbia e dei Vangeli?

«Dialogherò con Giuseppina Manin sul mio ultimo libro, edito da Guanda, in cui vi è una critica, molte volte benevola, altre volte abbastanza dura, sulla favola che i santi uomini che hanno scritto la Bibbia hanno espresso, certe volte sragionando al limite della follia».

 

Ci può fare qualche esempio?

«Comincio col rilevare un errore: quello dei giorni. In sei giorni Dio creò l’universo con animali, uomo e donna. Poi si riposò il settimo. Ma gli studiosi fanno notare che dal momento in cui è stato creato il mondo, e quindi il sole, gli astri e la Terra, ogni volta sono trascorsi milioni di anni! Poi però ti vengono a dire ‘Guarda che in ebraico il termine giorno significa anche anno’. E qui siamo a prenderci in giro. Poi dibatterò della scelta, che Dio avrebbe posto all’uomo, fra due alberi: quello dell’eternità e quello del pensiero. In realtà questo potere di scelta non c’è, poiché a una delle due piante è collegata la morte. L’uomo prende l’albero che il Padre eterno non voleva e questi che fa? Lo caccia e lo insulta. Ma perché ti sei arrabbiato così? Tu che hai la conoscenza dovevi già prevedere tutto. Stai insultando te stesso. Ecco il gioco del paradosso».

 

‘Fare gli italiani, elogio del pensiero libero’ è il tema della laicità quest’anno. Manca agli italiani lo spirito critico?

«Manca a certi italiani, non a tutti; però questi sono dannosi agli altri. I partiti sghignazzano all’idea di tenere questa fetta in uno stato di ignoranza, che permette a chi siede in parlamento di curare i propri interessi. I denari servono ai politici».

 

Referendum sulle trivelle. E’ andato a votare? Quanto interessa ai politici l’esito del quesito?

«Sì sono andato alle urne. Sulle concessioni petrolifere, che nella realtà i cittadini non abbiano reale potere di azione è segno negativo, un segno disperato. Parliamo di promesse da mantenere dei politici a quelli che li sovvenzionano, no? Non si fanno questi regali per caso. Ricevono favori, chiamali come vuoi. Non si fanno concessioni a caso per bontà».

 

Lei era amico personale di Casaleggio e ha partecipato ai funerali. Come vede, da sostenitore, il destino del M5S ora che la mente non c’è più?

«Dal primo momento che gli ho parlato ho scoperto in Gianroberto un uomo colto, senza essere mai un guru come l’han dipinto, umile e pieno di fantasie e immaginazione. Molte cose che provocavano una risata nelle persone si sono rivelate credibili. Per il futuro, questo gruppo ci sa fare. Ha tirato fuori ragazzi eccezionali, di una cultura vera e non all’ingrosso. Sono umani e non parlano politichese. A differenza dei gruppi che si spaccano, questi hanno una partecipazione diretta ai fatti, che rispetto all’andazzo della politica è impressionante».