Giovedì 25 Aprile 2024

Notte di luce per la disabilità: le piazze si illuminano di duemila candele

‘Reggio Emilia Città senza barriere’, il progetto di mandato 2014-2019 per eliminare gli ostacoli architettonici e culturali: L'evento con Violetta Zironi

Il sindaco Luca Vecchi e la consigliera comunale Annalisa Rabitti

Il sindaco Luca Vecchi e la consigliera comunale Annalisa Rabitti

Reggio Emilia, 27 novembre 2014 - «La disabilità attende risposte e Reggio Emilia si propone non solo di darle, ma di sforzarsi di diventare una città più europea in questo ambito, una città ‘pilota’ a livello nazionale e internazionale nell’esperienza di partecipazione, progettazione e rimozione delle barriere architettoniche e culturali verso la disabilità». Con queste parole il sindaco di Reggio, Luca Vecchi, ha presentato stamani alla stampa il progetto Reggio Emilia Città senza barriere.

 

Si tratta di un progetto di mandato 2014-2019, quindi un lavoro che proseguirà e darà risultati nel corso del quinquennio amministrativo, su un progetto che qualifica il mandato del sindaco Vecchi. Un progetto che ha una importante occasione divulgativa il 5 dicembre 2014 (dalle 18), con l’evento Notte di luce nelle piazze Prampolini e Casotti. È intervenuta anche la consigliera comunale Annalisa Rabitti, delegata dal sindaco ai temi della Disabilità, copromotrice del progetto e dell’evento.

L’EVENTO “NOTTE DI LUCE” – Il lancio di “Reggio Emilia Città senza barriere” avviene il 5 dicembre prossimo, nell’ambito della Giornata internazionale delle persone con disabilità, con l’evento “Notte di luce”.

Le piazze Prampolini e Casotti e le vie limitrofe saranno illuminate da 2.000 candele, accese in modo collettivo dagli studenti di Unimore. Il cuore della città avrà un volto più intimo, colloquiale, per raccontare simbolicamente la Differenza.

Alle ore 18, in piazza Prampolini, il saluto del sindaco Luca Vecchi; alle 18.30 nella stessa piazza la performance acustica di Violetta Zironi; a seguire aperitivi e dj-set.

Il progetto del Comune per eliminare le barriere

NOVE TAVOLI DI LAVORO IN QUATTRO MACRO AREE – Per attivare il progetto sono state individuate quattro Macro aree (Città-accessibilità universale; Sanità; Progetto di vita; Cultura), che raggruppano nove Tavoli di lavoro tematici (Mobilità, Barriere architettoniche, Formazione; Accoglienza ed Educazione e percorsi di vita; Lavoro, Le Sfide, Anima; Cultura) per ripensare assieme attività e progetti centrali ai fini della qualità della vita delle persone disabili, cercando di riprogettare con i diversi Servizi della Pubblica amministrazione nuove formule di intervento partendo dal ricco patrimonio di esperienze esistenti sul nostro territorio.

I Tavoli coinvolgono istituzioni, pubblica amministrazione, strutture socio-sanitarie, servizi alla persona, associazioni, famiglie, persone, che nei Tavoli possono appunto fare “massa critica”, mappare le barriere e progettare assieme con una strategia comune e azioni coordinate, per dare vita a un unico progetto sulla città. Nella impostazione dei Tavoli sono evidenti già adesso, oltre al metodo di lavoro, anche le criticità e varie proposte di lavoro.

L’obiettivo è duplice: da una parte “togliere gradini” fisici; dall’altra “non farne più”, cioè cambiare la mentalità e creare un’attenzione sul tema, che diventi nel tempo un fatto culturale “normale”, acquisito: e questo secondo obiettivo è la cosa più importante. Reggio Emilia vuole essere la città di tutte le persone, una città universalmente accessibile ed essere anche in tema di disabilità una città europea.Fra i progetti: l’apertura di un sito web dedicato, una campagna Guerrilla sui parcheggi, una gara di architettura, una rassegna cinematografica; il coinvolgimento di eventi e servizi consolidati come il circuito delle Biblioteche e Fotografia Europea.

Dunque, “alzare l’asticella” e vedere nelle persone diversamente abili delle risorse. La loro vita è una vita in salita dalla partenza, le loro giornate una lotta contro le barriere fisiche, architettoniche ma ancor più contro quelle mentali. Queste persone possono diventare un valore positivo, educativo e morale della nostra città, per fare crescere i giovani con una prospettiva diversa verso il mondo.