"Niente benedizioni di Pasqua a scuola? Il Tar ha fatto bene"

Don Giordano Goccini, responsabile della pastorale giovanile della diocesi: "A volte la Chiesa è tentata di usare i segni del potere"

 Don Giordano Goccini, direttore della Pastorale Giovanile di Reggio Emilia

Don Giordano Goccini, direttore della Pastorale Giovanile di Reggio Emilia

Reggio Emilia, 12 febbraio 2016 - «Niente benedizione di Pasqua a scuola? Credo che il Tar abbia fatto bene, le sentenze dei tribunali non si discutono, ma si accettano. La scuola è uno spazio laico, il luogo per la liturgia è la chiesa». Un intervento diretto, chiaro e senza fronzoli. Ma quello che fa effetto è che a pronunciarlo sia un sacerdote. E nella fattispecie si tratta di don Giordano Goccini, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale giovanile. Il fatto oggetto della riflessione è quanto accaduto nell’istituto comprensivo di Bologna, dove il Tar ha annullato la delibera con cui il consiglio d’istituto aveva invece autorizzato il rito religioso pasquale. 

«La liturgia - continua nella sua spiegazione don Goccini - ha un suo spazio che è la chiesa, io non avrei proposto un luogo che è di tutti per un segno che è proprio dei cristiani. I segni appropriati delle piazze, delle città e dei luoghi pubblici sono la bandiera italiana e la Costituzione. La scuola e gli altri spazi che appartengono a ogni cittadino sono posti in cui il credente, invece, deve portare la sua testimonianza. C’è infatti un assoluto bisogno di testimonianza cristiana nelle scuole. Quella autentica che aiuta a integrare le persone e porta valori come la misericordia. Quella che mostra l’anima più evangelica e accogliente. Lo ripete sempre Papa Francesco. Ciò che al contrario non serve è una testimonianza militante, che pianta bandierine. E’ sgradevole e controproducente per il Vangelo. Non bisogna fare crociate. Non so quali fossero le reali intenzioni dei parroci bolognesi in questione e se volessero o no occupare quello spazio, quello che posso dire, in generale, è che a volte la Chiesa è tentata di usare i segni del potere».

A scanso di equivoci, però, è giusto sottolineare come don Goccini non pensi assolutamente che i segni religiosi, come i crocefissi per esempio, debbano essere rimossi dai luoghi pubblici. «Questo modo di pensare moderno - conclude il responsabile della pastorale giovanile - per cui gli spazi cittadini devono essere ripuliti da qualsiasi manifesto religioso, perché potrebbe provocare turbamenti alla sensibilità di qualcuno, è un eccesso dei tempi. Rappresenta un errore grave da un punto di vista culturale, perché gli spazi non devono diventare anonimi, ma portare le tracce della presenza di chi ci vive. E per questo bisogna imparare a rispettare anche le impronte delle altre religioni, non solo di quella cristiana».