L’Europa vuole scipparci il Lambrusco

Altri Paesi puntano a liberalizzare il vino che vende di più all’estero. Togliendo la tutela

Lambrusco, il cartello a sud di Scandiano

Lambrusco, il cartello a sud di Scandiano

Reggio Emilia, 20 novembre 2015 - L'attacco al Lambrusco è partito da Bruxelles: alla commissione Agricoltura dell’Unione Europea c’è chi sta lavorando per liberalizzarlo: cioè produrlo (riprodurlo) in altri Paesi europei. Il nostro vino più famoso è in buona compagnia: citiamo il Vermentino, in parte anche il Sangiovese. Vini, cioè, che come il Lambrusco hanno la ‘sfortuna’ di non possedere un riferimento geografico, come invece il Prosecco in Veneto, sul quale l’esecutivo Ue non mette «becco». Ma sarebbe un’assurdità togliere il Lambrusco dalla lista dei vini protetti nell’Ue, un colpo micidiale alla produzione e tradizione enologica reggiana e modenese.

A lanciare il grido d’allarme è Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo Socialisti e Democratici della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Il pressing comunitario sulle liberalizzazioni rischia di privare della tutela dell’Unione europea il Lambrusco: 400 milioni di bottiglie, il vino italiano più esportato ai quattro angoli del pianeta. «Noi stiamo facendo di tutto per bloccare questo approccio - ha detto De Castro - però non tutti la pensano come noi tra i Paesi produttori di vino europei». I vini che hanno più mercato, infatti, fanno gola a tradizionali competitor come la Spagna, ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni.

Il presidente dell’Enoteca regionale, Pierluigi Sciolette, protesta: «Non si capisce perchè il Lambrusco che è uno dei vitigni più antichi d’Italia, ha mercato ed è prodotto solo nelle province di Modena e Reggio, debba diventare di tutti. Ci occupiamo da tempo della questione e abbiamo trovato buona audience al ministero delle Politiche agricole. In Emilia vengono prodotti più di un milione di ettolitri di Lambrusco; una produzione enologica a denominazione che vale oltre 500 milioni di euro. Ha fatto bene De Castro a sollevare pubblicamente una questione che tocca i nostri viticoltori, i nostri vini a denominazione, la nostra identità».

Da Scandiano, il vicesindaco Matteo Nasciuti, l’assessore che coi produttori ha definito Lambrusco e Spergola due zone scandianesi con vocazione storica alla produzione di questi vini, afferma: «Siamo spaventati: la liberalizzazione porterebbe alla volgarizzazione di qualunque prodotto, come se ci mettessimo noi a produrre Champagne. Una specie di sofisticazione morfologica».