Fotografia Europea 2016, la preview delle mostre

Chiostri di San Pietro e Palazzo da Mosto fra la via Emilia e il mondo. Domani via alla kermesse

La mostra ai Chiostri di San Pietro (foto Artioli)

La mostra ai Chiostri di San Pietro (foto Artioli)

Reggio Emilia, 5 maggio 2016 - Fotografia Europea 2016 lancia l’XI edizione col vento in poppa e il sole in fronte. «Ci sarà il sole! Fino domenica pomeriggio, dice il meteo «esclama contento Walter Guadagnini del comitato scientifico del Festival, alla preview per la stampa.

Domani venerdì 6 maggio, per i tre giorni dell’inaugurazione, Reggio vivrà un autentico bagno di folla, composta da cittadini, forestieri, turisti stranieri in visita, che potranno dividersi fra le 35 mostre del circuito ufficiale e le 330 dell’Off, e partecipare a incontri ravvicinati con gli artisti, workshop, lezioni, aperitivi e spettacoli serali, che andranno ognuno a coinfluire nel progetto di «valorizzazione della Fotografia e dell’opportunità di un incremento turistico della nostra città – dichiara l’assessora Natalia Maramotti - Tra tutte, segnalo le esposizioni in viale IV Novembre, con ben 7 fotografi.

Un modo per varcare i confini, soprattutto mentali». «Pare che l’intero festival e il contributo di Palazzo da Mosto siano ancora più notevoli dell’anno scorso – interviene Gianni Borghi, presidente della Fondazione Manodori - Io credo che continueremo a sostenere questa rassegna».

CHIOSTRI DI SAN PIETRO. L’itinerario parte dai Chiostri di San Pietro, dove primo cicerone è Laura Gasparini, curatrice della mostra ‘1986. Esplorazioni sulla via Emilia’: «Una mostra epocale, che prese la via Emilia come paradigma di esplorazioni che avvennero non più attraverso l’immagine dei luoghi più noti del Grand Tour, ma quelli del vissuto e della cultura della quotidianità. Vediamo fotografie di maestri, come Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri - da cui prende il titolo la mostra, evocazione di quella originaria, curata dal grande fotografo – Guido Guidi, Mimmo Jodice, Manfred Willmann e tanti altri. Con un video di Nino Crescenti. Tra i pezzi più curiosi, il ripensamento della rappresentazione del paesaggio sottoforma di cartina dell’Italia rovesciata, su vari supporti, guide e libri.

CHIOSTRI DI SAN PIETRO. Il nucleo di foto dal titolo ‘2016. Nuove esplorazioni’, curato da Diane Dufour, Elio Grazioli e Guadagnini, vede la presenza in loco, durante la preview, del tedesco Sebastian Stumpf e Lorenzo Vitturi, entrambi del 1980, del modenese Antonio Rovaldi, che ha compiuto una ricognizione fra il narrativo e il fotografico delle varie ‘Modene’ del mondo, da quella qui a due passi a una nei pressi di Cleveland e un’altra ancora, nel Nevada, fino a Alain Bublex, Stefano Graziani, Paolo Ventura e Davide Tranchina, per il quale chiudere gli occhi è scattare con la macchina fotografica, all’insegna di un tipo di fotografia che si emancipa dalla sua dimensione retinica.

«Volevamo autori giovani, per compiere un salto generazionale. - commenta Guadagnini - Perciò abbiamo invitato persone che avessero un’idea diversa da quelli del 1986, poiché nel frattempo è cambiato l’approccio alla fotografia. Oggi si ragiona molto più per immagini. Perciò vediamo una serie di narrazioni che agiscono fotograficamente e che incarnano questo salto. 7 diversi racconti di una via Emilia profondamente cambiata».  Aggiunge uno di loro, Vitturi: «Questa palette eterogenea di forme e colori, che vedete nelle mie opere per me traduce la via Emilia! Ho cominciato a percorrerla tutta in macchina, pensando a Ghirri, e per rappresentarla ho unito foto, scultura, collage e installazione. Prodotti organici, capannone in cui raccogliere tutti scarti. I chiostri, da spazio espositivo che erano, si sono trasformati in spazio di lavoro».

CHIOSTRI DI SAN PIETRO. Infine, da segnalare due esposizioni in questo luogo simbolo del festival: ‘Più di così non possiamo avvicinarci’, mostra di libri fotografici a cura di Ilaria Campioli che ci interrogano rispetto al nostro rapporto con l’ignoto, il viaggio, l’esotico e ciò che ci è famigliare, ed ‘Exile’, che presenta le opere di 24 fotografi appartenenti all’agenzia Magnum. Sono immagini di reportage, scattate dai grandi interpreti di questo genere, da Werner Bischof a Robert Capa, da Stuart Franklin a Paolo Pellegrin, da Abbas a Chris Steele-Perkins, da Philip Jones Griffiths a Leonard Freed, solo per citarne alcuni, in cui il tema dell’esilio è visto come una strada a un’unica direzione di cui è negato il ritorno, come una condizione di non appartenenza, un luogo estraneo alla propria storia e cultura. Una mostra che dalla storia arriverà alle tragiche pagine dell’attualità.

PALAZZO DA MOSTO. Accoglie una grande mostra con 9 autori diversi, fra cui Paola De Pietri, l’istituzione di via Mari. Che mette al centro, fra le altre, la tematica infinita dei confini e dell’arte, fino a dove il pensiero umano e l’immaginazione ci porta. La collettiva ‘Dalla via Emilia al mondo’ viene introdotta da Elio Grazioli, che ci presena le opere di Ziad Antar, Paola De Pietri, Gulnara Kasmalieva & Muratbek Djumaliev, Kent Klich, Bettina Lockemann, Maanantai Collective, Michael Najjar, Paolo Pellegrin, Katja Stuke & Oliver Sieber. Nove mostre personali, di artisti provenienti da diversi paesi europei (dalla Svezia alla Germania, dalla Finlandia all’Italia) che affrontano attraverso diversi media, dalla fotografia alla videoinstallazione, le tematiche del viaggio, del confine, tanto nei suoi aspetti sociali quanto in quelli individuali. Molti di questi autori, protagonisti della scena artistica internazionale, esporranno per la prima volta in Italia, confermando la natura propositiva del Festival, e saranno qui, a rispondere a domande e curiosità dei visitatori.