«Trucco-terapia: aiuto le persone a stare bene»

Le magie di Giorgia Blancato, 38 anni, che dalla moda è diventata artista del make up

Le trasformazioni di Giorgia Blancato

Le trasformazioni di Giorgia Blancato

Reggio Emilia, 23 luglio 2016 - IL TRUCCO vero qual è? Sentirsi a proprio agio dentro la propria pelle. Per Giorgia Blancato, bravissima truccatrice reggiana, si torna al sé, all’interiorità, anche quando si parla di qualcosa che risplende fuori di noi, come la bellezza. Oggi si direbbe make-up artist, e di certo lei per doti e percorso fatto lo è, anche se l’espressione la fa sorridere. E da qui partiamo.

Come si diventa una brava make-up artist?

«Bisogna studiare, poi se si ha passione, talento e, come dico io, una botta di fortuna... C’è tanto da imparare, il mio mondo è sempre in evoluzione. In Italia non è una figura riconosciuta ufficialmente, ma adesso ci si adopera e ci sono canali da percorrere per diventare figure professionali riconosciute. A ottobre completerò il mio Mud (Make Up Designery), scuola americana che ha una sede a Milano. Ho concluso lì il trucco base estetico correttivo, poi quest’anno il maquillage per la sposa, lo studio (tv e spettacolo), il fashion e la specializzazione in airbrush, cioè il trucco con aerografo. Che è uno strumento necessario se hai tante persone da preparare alla svelta o per il body painting. Io sono avvantaggiata perché un po’ di mano me la sono fatta negli anni».

Ha iniziato presto?

«Mi trucco da quando ne avevo 15, ma anche con il teatro ho avuto l’occasione di truccare molti attori. E l’allenamento serve».

Anche lei pasticciava con i trucchi della mamma?

«Secondo me questa cosa è cambiata molto negli anni. Non c’erano le possibilità di oggi; sono del ‘78, ero bimba nei famigerati anni Ottanta. Le dita negli ombretti e rossetti della mamma le ho sempre messe. Era lei la mia massima ispirazione, poi venivano gli altri e la tv. Adesso è tutto diverso! Le ragazzine hanno come fonte internet, la tv e le riviste. Quindi fanno molta più strada come autodidatte. Vedi alla voce tutorial. Clio Make Up è italiana ed è stata una delle prime a lanciare questa moda. Il principio è che è molto difficile creare qualcosa di nuovo. In base alle capacità che hai, quanti amici hai su Facebook, riesci a fare girare le cose. Con la Rete il discorso della meritocrazia cade un po’. Si va avanti se si è bravi nel comunicare».

Quando ha scoperto di avere questo talento?

«Non so se ce l’ho (sussurra, modestamente, ndr). Ho delle buone capacità manuali. Mi sono avvicinata a questo mestiere anche tramite le persone che mi chiedevano di truccarle per carnevale».

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Lei non ha fatto sempre e solo make up, vero?

«Siccome io ferma non ci sto, cercavo di arrotondare sempre fra una fase professionale e l’altra della mia vita. Tra i miei incarichi passati, ho seguito uno showroom di moda per l’estero. Ed erano già dieci anni che truccavo le persone. Succedeva a teatro, per beneficenza, con le amiche... tanto training. Poi ho cercato di far diventare una passione qualcosa di più remunerativo. Mi son detta: proviamo! Crearsi contatti è fondamentale, per accedere a tante realtà».

Attori, persone comuni per ricevimenti. C’è sempre qualcuno che necessita della sua perizia. Un lavoro che sembra al riparo dalla crisi...

«Veramente di offerta di make up artist ce n’è. Per tutti i prezzi e i mercati. Bisogna saper farsi valere. Perché, come dico spesso, non si vive di sole spose e la loro stagione, comunque, va da maggio a settembre. Consideriamo che tutti sono truccati nello showbusiness. Anche quelli che appaiono in nude look e scopri che le immagini sono state lavorate tre ore in photoshop. C’è tanta fatica per trovare il proprio spazio nella concorrenza. Perché se sbagli un trucco ci mettono un secondo ad attaccarti e rovinarti».

Qualche star, oppure un personaggio di un altro ambito – politica, economia... – sul quale vorrebbe cimentarsi?

«Non ho quel tipo di ambizione. Con i famosi avrei più paura, perché sono abituati a certi ambienti e quindi mi sentirei messa in discussione. A me piace l’idea di creare bellezza, un concetto molto soggettivo. Adoro stupire, trasformare... come ad Halloween: creo maschere spaventose che possono impressionare. Con le persone comuni voglio trovare il loro lato bello e correggere, senza camuffare. Siccome trucco a tutti i livelli, intervengo su una ragazza che si sposa, faccio il truccabimbi, opero in teatro dove vi sono necessità sceniche o sulla signora anziana. È meraviglioso vedere la reazione dei bambini dopo che li hai truccati da uomo ragno... Vedere persone soddisfatte, perché io le ho aiutate. Come ho sempre creduto nella teatro-terapia, credo nella trucco-terapia. Sono mie visioni. Io stessa faccio fatica a uscire di casa senza trucco».

Un trucco del mestiere, scusi il gioco di parole, per essere più belle?

«Nel momento in cui una persona segue la propria natura, è bella. Deve sentirsi a suo agio con quelli che sono i suoi gusti e questo non sempre rispetta l’immaginario comune. Penso che la bellezza vera venga da dentro. Quando uno sta bene, non ci sono creme che tengano. Da adolescente non avevo questa consapevolezza».