"Ho donato due somarelli al Papa". Bergoglio: "Sono cresciuto a latte d’asina"

L’emozione di Borghi in Vaticano con Bergoglio L'allevamento di Montebaducco Guarda le foto

La consegna degli asinelli a Papa Francesco da parte di Giuseppe Borghi

La consegna degli asinelli a Papa Francesco da parte di Giuseppe Borghi

Reggio Emilia, 29 aprile 2015 - Era un mercoledì piovoso. Il mercoledì mattina di qualche mese fa, quello in cui all’«asinaro di Montebaducco», come lui stesso ama definirsi, si sono riempiti gli occhi di lacrime. «Sono andato in Vaticano a portare due dei miei asinelli al Papa... Non ci crede? Ho le foto... »

Giuseppe Borghi, 70 anni alle porte e un sorriso contagioso, corre in casa a prendere quella busta bianca e preziosa. Attorno c’è la sua azienda agricola: il più grande allevamento d’asini d’Europa: 800 esemplari, undici razze diverse, anche le più rare (l’elegante romagnolo, il Martina Franca, l’Amiatino, il piccolo e nero sardo, il San Domenico, l’asiatico, il pezzato irlandese, il bianco egiziano, l’andaluso, il ragusano). Un mondo in cui il tempo sembra si sia fermato, tra il verde delle colline di Matilde.

Borghi scorre le immagini di quegli istanti. Le mani ruvide tremano ancora, in preda a una gioia che non si può raccontare. «L’idea è venuta a Pierluigi, un ragazzo svizzero che commercializza il latte d’asina che produciamo qui – racconta Borghi –. Regaliamo due asini al Papa?, mi ha detto un giorno. Sarebbe un sogno, ho risposto io. Lui ha preso i contatti con il Vaticano. E dopo qualche tempo ci hanno fissato l’appuntamento».

Il sogno si stava concretizzando. Era arrivato il momento di scegliere i due esemplari più belli. La scelta è statua ardua. «Ho cercato tra quelli più piccoli. E ho scelto i migliori: due gioiellini di razza sarda, di nove mesi, appena svezzati. Noè e Thea. Li ho chiamati così».

Poi sono partiti. Lui, Pierluigi e i due asinelli. «Bergoglio ci ha ricevuti all’interno dei cortili – continua l’allevatore –. L’incontro sarà durato dieci minuti, ma è stato indimenticabile. Come sono belli... Sapete che io da bambino ho bevuto il latte d’asina?, ha detto il Papa. Ero senza parole. Stava sotto la pioggia senza ombrello, per bagnarci come ci bagnavamo noi. Però sono riuscito a rispondere: Se ne vuole vedere di più deve venire a Montebaducco... Chissà che non mi prenda in parola... »

Ora i due asinelli sono nell’azienda agricola di Castel Gandolfo, assieme a vacche, galline e altri animali. Un dipendente del Vaticano ha già chiamato per farsi spiegare come gestirli al meglio. Lui ne va fiero. E fa bene.

Giuseppe Borghi con un asino

Quell’uomo che aveva nella testa un miraggio, nel tempo ha costruito un capolavoro. Un’azienda agrituristica nata nel 1996, divenuta poi fattoria didattica, meta di scolaresche, di famigliole in gita; ma anche ristorante tipico, con cinque camere da letto e un punto vendita di prodotti alimentari e cosmetici a base di latte d’asina. Il fiore all’occhiello del figlio Davide, 44 anni, che porta avanti la passione di famiglia. Animali allevati in libertà nel verde, alimentati con prodotti biologici: foraggi di erba medica, fiocchi d’orzo e d’avena.

«Abbiamo anche riscoperto assieme all’università di Bologna la vera ricetta della mortadella, che nell’antichità si faceva con la carne di asino – sorride –. Ora la facciamo produrre a Correggio. Siamo gli unici. E, mi creda, gli svizzeri ne vanno matti... »