Giovedì 25 Aprile 2024

Bluffando sul Titanic

ORA che l’orchestra ha smesso di suonare, si vede nitidamente la punta dell’iceberg stagliarsi davanti alla prua del transatlantico Europa. I volti si fanno scuri, le espressioni preoccupate, i soliti furbi si avvicinano fischiettando alle scialuppe di salvataggio. Mai così vicini al naufragio: ieri si è tenuta la prima riunione dell’eurogruppo senza la Grecia, oggi si tratterà a distanza, martedì scadranno i termini per il negoziato con Atene, domenica prossima si svolgerà il referendum convocato a sorpresa da Tsipras per sottoporre al popolo greco le durissime condizioni impostegli dai creditori internazionali. Nell’arco stretto di questa finestra temporale è probabile che qualcosa accada. Sul Titanic Europa, i giocatori non hanno infatti ancora lasciato cadere le carte e tutti sanno che fino ad oggi il bluff è stato la regola. Ha bluffato la cancelliera Merkel, mostrandosi assai più dura di quel che in effetti è. Sta bluffando il premier greco, nella convinzione di poter incassare più di quel poco che gli è stato offerto. Non essendoci una politica né un governo comuni, ciascuno agisce con l’orecchio teso al proprio elettorato. Il popolo greco, esausto, non ne può più di sacrifici e Tsipras deve fare i conti con l’ala massimalista del suo stesso partito, Syriza, incline a rifiutare ulteriori concessioni.

LA MERKEL deve lisciare il pelo ai cittadini tedeschi e ai Paesi del Nord, la cui etica protestante mal si concilia col salvataggio delle «cicale greche». Governi come quello di Rajoy in Spagna temono che se Tsipras spuntasse nuove concessioni i movimenti populisti alla Podemos li accuserebbero di non aver saputo fare altrettanto. In altri tempi, gli Stati Uniti avrebbero già esercitato la propria influenza. Ma i tempi sembrano cambiati. Quando, nel 2001, l’America fu attaccata da al Quaeda, al grido di «siamo tutti americani» l’intero Occidente fece quadrato. Ma ora che la ferocia dell’Isis pare non toccarli direttamente gli americani si voltano indifferenti dall’altra parte. Venerdì, nel giorno in cui il sangue scorreva in Francia, Tunisia e Kuwait, il presidente Obama celebrava in patria il «trionfo dell’amore» omosessuale e non trovava il tempo né le parole per esprimere almeno il proprio cordoglio. Eppure, tra gli altri, erano stati ammazzati anche 15 ‘cugini’ britannici.

L’AMERICA ha dunque rinunciato a svolgere il ruolo di «gendarme planetario» e si è ritratta dal mondo. Ma non per questo ha cessato di avere interesse alla stabilità dei mercati finanziari e alla ripresa dell’economia europea. L’ex ministro tedesco Joschka Fischer ha paragonato le dinamiche della crisi finanziaria ed economica alla «Terza guerra mondiale». Nella Seconda gli Stati Uniti svolsero un ruolo decisivo; c’è chi crede possano farlo anche stavolta, sia pure nell’ombra.Vedremo. Certo è che l’incrociarsi della guerra all’Isis e della questione greca mette in discussione il senso, e dunque la sopravvivenza, sia della Nato sia dell’Europa. La posta è enorme, l’iceberg si avvicina: è giunto il momento di smetterla di bluffare e calare fino all’ultima carta.