Inalca & Unipeg. Nozze sempre più vicine

Previsto il mantenimento dei tre poli reggiani

Lo stabilimento cittadino Unipeg

Lo stabilimento cittadino Unipeg

Reggio Emilia, 25 febbraio 2016 - Entrano nella fase decisiva le trattative tra Unipeg e Inalca (gruppo Cremonini), due big del settore della carni italiane. La cooperativa reggiana, un gigante da 450 milioni di fatturato e mille tra addetti diretti e indiretti, sta soffrendo gli effetti della crisi: un calo dei consumi e l’erosione dei margini hanno causato perdite di bilancio consistenti negli ultimi esercizi.

Cifre rilevanti: dieci milioni nel 2013 e 6,5 milioni nel 2014, mentre anche il 2015 dovrebbe chiudersi con il segno meno.

Per questo, dopo aver tentato una ricapitalizzazione attraverso i soci, la coop ha guardato a soggetti sul mercato, intavolando una trattativa con l’azienda modenese. Ancora ignota la formula della trattativa, anche se da ambienti di Unipeg si parla di progetti di alleanza con partner di livello europeo.

Gli ultimi rumors dal mondo cooperativo reggiano riportano che le parti sarebbero più vicine, rispetto alle settimane scorse, ad una intesa complessiva, basata su due punti principali: l’obiettivo della valorizzazione della filiera produttiva italiana e il mantenimento della piena attività dei tre stabilimenti Unipeg di Reggio (lavorazioni per la grande distribuzione), Modena (prodotti confezionati e piatti pronti) e Pegognaga (macellazione).

Dall’azienda non commentano la voce secondo cui si sarebbe già trovato un accordo preliminare negli ultimi giorni, ma confermano che la partita per il futuro di Unipeg è entrata nella fase decisiva e che ci potrebbero essere novità in arrivo in tempi brevi.

Una circostanza confermata dal fatto che l’azienda ha convocato i sindacati di categoria il 2 marzo nella sede di Modena, per aggiornamenti sulla situazione. Il 21 gennaio scorso si era tenuto l’ultimo incontro tra sindacati e parti sociali: l’azienda aveva illustrato il tentativo di capitalizzazione da parte dei soci, oltre ad aver parlato genericamente di interessi da parti di altri grandi gruppi del settore carni.

I sindacati avevano chiesto la salvaguardia dei tre siti produttivi e il completamento del piano di riassetto industriale.