Rogo in via Jacopo da Mandra, la rabbia degli inquilini: "Ogni notte rischiamo una coltellata"

La denuncia dei residenti: "Abbiamo paura, è a rischio la nostra sicurezza"(FOTO)

(Foto Artioli)

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Reggio Emilia, 2 settembre 2014 - Ad entrare, con la puzza di bruciato, i muri pieni di fuliggine, le enormi ragnatele annerite, le chiazze di urina per terra e le tracce dei bivacchi lasciati nelle cantine aperte a forza, si ha una chiara idea di che cosa significhi la parola abbandono, degrado. Siamo negli scantinati del civico 24 di via Jacopo da Mandra, dopo l’incendio che sabato mattina ha messo in pericolo tutti i residenti. Nella scala ci sono sei appartamenti, tutti gestiti da Acer. Cinque sono abitati da nuclei assegnatari delle case popolari. Alcuni sono morosi da tempo. 

Nel nostro viaggio all’interno di quei locali, ci accompagnano alcuni ragazzi; per loro, questa, è casa. «Vede qui?» Procediamo a tentoni, con le torce dei cellulari; le luci non funzionano. Maicol Ivos, disoccupato di 19 anni, indica un quadro elettrico scoperto, con i fili sbruciacchiati e a penzoloni. Dall’altra parte, un mucchio di abiti lerci, il posto dove qualcuno ha dormito. «Tutte le sere, quando rientro, sento i rumori delle persone che qui vengono a drogarsi e a dormire — racconta —. Ora ci dicono che dovremmo essere noi a prenderci cura di questo posto, che dovremmo cacciare quelli che entrano abusivamente. Ma, sinceramente, ho paura: non voglio rischiare una coltellata. Per cosa poi? Tornano sempre». 

Continuiamo a camminare, schivando i segni organici di chi non ha potuto aspettare per cercare un bagno. «La sente la puzza di urina? E pensi che ora è coperta dall’odore di bruciato. Ma di solito è invivibile... » Gli altri amici annuiscono. C’è anche Alfredo Visone, 21 anni, che mostra le chiusure rudimentali delle cantine: catenacci da motocicletta. «Ci siamo dovuti arrangiare così, sennò scassano tutto. Ed entrano a rubare e a cercare riparo». Fuori la situazione non è migliore: la porta basculante di un garage è pericolosamente in bilico, l’intonaco è completamente scrostato, mancano alcune mattonelle dai balconi. Per questo, dicono, chiedono aiuto.

«Non si può aspettare sempre che succeda la tragedia prima di muoversi. Non pretendiamo di vivere in un castello, ma almeno che le porte si chiudano». Interviene Enrico Talotti, 27 anni, che abita al primo piano: «Vorremo soltanto essere più tutelati. Hanno detto sul giornale che metteranno le telecamere, oggi invece sono venuti a dirci che dobbiamo pensarci noi. Ma, sia ben chiaro, io non do la colpa ad Acer, ma credo che sia compito dell’amministratore di condominio tenere a posto il quartiere in cui viviamo. È vero, noi inquilini dobbiamo essere più attenti, ma noi non siamo la polizia, non siamo guardie. Qui non è una questione di soldi, ma di sicurezza». Una passante, però, non è d’accordo: «Sa qual è il problema? Che qui è arrivata troppa brutta gente, ora il condominio è una fogna. Abitano anche in dieci nella stessa casa, c’è troppa maleducazione... Credo che il Comune dovrebbe dare una bella ripulita. E dare le case alle famiglie di italiani che hanno davvero bisogno».