Venerdì 26 Aprile 2024

Maxirisarcimenti per il sangue infetto

Assegno da 100mila euro a chi si ammalò dopo la trasfusione. Ma c’è chi dice no

Analisi del sangue

Analisi del sangue

Reggio Emilia, 20 dicembre 2014 - Centomila euro per chi si è ammalato a causa di iniezioni di sangue infetto. Soldi che sono già stati accreditati, ieri, sul conto di una reggiana. Maria, 71 anni, a cui a Bari nel 1970 è stata fatta una trasfusione durante il parto. E da allora combatte con l’Epatite C. Si tratta del primo risarcimento incassato nella nostra città.

Ma a Reggio – dove si contano circa 80 casi – sono già cinque le lettere recapitate dal ministero della Salute («vanno in ordine di gravità», spiega l’avvocato Paola Soragni, che segue tutti i danneggiati). E soltanto uno di quegli ammalati (Maria, appunto) è ancora in vita. Gli altri non ce l’hanno fatta. Ma c’è anche chi quei soldi li ha rifiutati. Paolo, ad esempio. Lui, 46 anni, residente in provincia, si dice indignato: «La vita di mio fratello, morto a 38 anni perché gli hanno iniettato l’Hiv e l’Epatite, non si può comprare con un caffè. Mentre c’è gente che si è fatta i miliardi trafficando col sangue infetto. Sono schifato. E ho deciso che andrò avanti, fino in fondo».

Sono troppe le persone che, senza alcuna colpa, tra gli anni Settanta e Ottanta hanno contratto l’Hiv o l’Epatite C in strutture sanitarie pubbliche e che con quelle infezioni ci hanno poi dovuto convivere per tutta la vita. Alcune di loro, aspettando giustizia, nel frattempo sono morte. A combattere ora restano gli eredi. Settemila in tutta Italia, per altrettante cause civili, già pendenti nel 2007; quando una legge decise che poteva essere chiesta una transazione pecuniaria. Vennero persino stabilite le somme, per ogni caso. Per i più gravi si superavano i 600mila euro. Ma quei soldi non sono mai arrivati.

Così Paola Soragni si è rivolta alla Corte europea, che a sua volta ha invitato il governo italiano a proporre una ‘equa riparazione’. E in agosto, in tutta fretta, è arrivata la nuova proposta«È diventata legge (144/2014) la norma che disciplina una sorta di ‘transazione della transazione’ per coloro che hanno subito danni da sangue infetto, emoderivati infetti e vaccini obbligatori – spiega Soragni –. Costoro possono scegliere tra l’attesa della transazione stabilita nel 2007 (ma non ancora attuata) e una nuova transazione, con importi molto differenti dalla prima: verranno pagati, entro il 2017, 100mila euro ai danneggiati da sangue infetto e 20mila euro ai danneggiati da vaccini».

Questa la proposta (che assicura però risarcimenti fino «a risorse finanziarie disponibili»)E mentre il legale esprimeva il suo dissenso alla Corte per questa «transazione per niente equa», gli ammalati già ricevevano a casa la raccomandata in cui si davano loro 15 giorni di tempo per decidere. «Per me non si tratta di equa riparazione perché in questo modo vengono valutate con lo stesso peso situazioni che in realtà sono completamente diverse – continua Soragni –; credo si tratti di uno specchietto per le allodole, perché solo nel 2017 potremo capire se tutti i settemila danneggiati saranno stati risarciti. E temo che non sarà così».

La pensa allo stesso modo Paolo. «Più di vent’anni fa mio fratello ha avuto una trasfusione e ha contratto Hiv ed Epatite C. Ha sempre lottato. Ma otto anni e mezzo fa, dopo un incidente, è improvvisamente peggiorato e in otto mesi se ne è andato. E lo vogliono liquidare con 100mila euro... Si rende conto? Una cifra talmente piccola che me l’ero scordata, pensi. Ho un nervoso addosso... È assurdo.

Morire a 38 anni per colpa di una cosa che non ha voluto lui e liquidarlo così... E pensare che all’epoca c’era chi ha guadagnato miliardi facendo girare sangue infetto». Così, ha detto no. «Mi è bastato pensare a tutti gli anni che ha sopportato questa cosa, a quello che ha subito. Sono arrabbiato», dice. Perché «io non sto chiedendo il mondo, ma solo quello che merita un ragazzo così giovane che ci ha rimesso le penne». Il giusto.

«Noi abbiamo il lavoro, grazie a Dio, e io voglio andare fino in fondo. E far capire a queste persone che le persone non si comprano con un caffè. O con un calcio nel sedere. Lo Stato può liquidare la morte di una persona con 100mila euro? Bene. Per me è assurdo. È vero che in Italia sappiamo come va, ma se tutti ci facciamo comprare come marionette non si arriverà mai davvero da nessuna parte».