Mercoledì 24 Aprile 2024

«Dopo quella cena non li ho più visti. Non sapevo fossero ‘compromessi’»

'Ndrangheta, Pagliani si difende: «Paolini me li ha presentati, era un attivista Pdl»

Giuseppe Pagliani

Giuseppe Pagliani

Reggio Emilia, 31 gennaio 2015 - Ha scelto di difendersi, Giuseppe Pagliani. Con «forza», dice il suo avvocato. «Perché è fermamente convinto della sua innocenza». E ha parlato circa tre quarti d’ora, davanti al gip delegato di Parma, nel carcere in cui è ristretto da mercoledì notte. Poi ha chiesto di essere sentito anche dal pm, per rispondere punto su punto a tutte le contestazioni.

È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, l’avvocato e consigliere comunale e provinciale azzurro: per aver stretto un presunto patto nell’ufficio di Nicolino Sarcone, il 2 marzo 2012 (alla presenza di Pasquale Brescia, Alfonso Paolini e Antonio Muto), «prendendo accordi in relazione al sostegno politico di cui gli associati avevano bisogno, strumentalizzando in tal modo la battaglia già in corso nei confronti della presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini», scrive il pm nel capo di imputazione.

 

Ecco un’intercettazione del pomeriggio stesso, dopo il presunto patto.

MUTO: «…compà la cosa di oggi... o che si segue e la mandiamo avanti... e qua facciamo una forza davvero... davvero...perché oggi come oggi bisogna farla... se no... qua... a Reggio Emilia... ormai ci... hanno massacrato... compà...»

PAOLINI: «secondo me dobbiamo farla con Giuseppe... altre persone non ce ne sono che ci possono sostenere... secondo me o no?...».

M: «…noooo no... c’è solo lui... solo lui... perché poi gli facciamo una forza quand’è che sarà... le votazioni... compà...solo lui lo può fare e nessuno più...».

 

MA PAGLIANI è accusato anche di aver partecipato a una cena del 21 marzo 2012, al ristorante Antichi Sapori della via Emilia, «promettendo sostegno contro la ‘persecuzione’ messa in atto dal prefetto e le discriminazioni nei confronti della comunità calabrese», per «ottenere l’impunità per i loro comportamenti ed il silenzio ed omertà da parte di chi intendesse opporsi», scrive il gip nell’ordinanza. Il tutto, in cambio di preferenze («i voti ti porteranno in cielo», gli dirà Paolini).

Lui, ieri, assistito dai suoi difensori – gli avvocati Romano Corsi e Alessandro Sivelli del foro di Modena – ha invece raccontato la sua versione.

Ha detto di essere andato in quell’ufficio, il 2 marzo 2012, accompagnato da Alfonso Paolini – che conosceva perché attivista Pdl, dato che gli aveva distribuito volantini per la campagna elettorale 2009 – e di essersi trovato, in quell’occasione, di fronte a persone che non conosceva; Sarcone, in particolare. E, soprattutto, insiste: «Non sapevo di trovarmi di fronte a imprenditori compromessi».

Poi ha parlato della ‘famosa’ cena (che venne resa pubblica grazie a un articolo del Carlino): «Sono stato invitato da Paolini, che conoscevo, e mi aveva chiesto di incontrare alcune persone per sensibilizzarmi sul dramma degli imprenditori edili calabresi che erano vessati da problemi con le banche e con le cooperative rosse, dopo la crisi. Dopo quella cena, però, non li ho mai più frequentati».

Ora Pagliani ha chiesto di essere risentito e il pm Marco Mescolini si è già reso disponibile a farlo; probabilmente l’interrogatorio avverrà già la prossima settimana. In seguito i suoi legali avanzeranno la richiesta di scarcerazione e sono pronti a fare ricorso anche al tribunale del Riesame, nel caso non venisse accolta.