"Il sindaco Vecchi non era gradito al gruppo mafioso"

I pm antimafia accusano Pasquale Brescia e il suo avvocato per i contenuti della lettera recapitata al Carlino

Luca Vecchi, sindaco di Reggio

Luca Vecchi, sindaco di Reggio

Reggio Emilia, 23 luglio 2016 - Parla chiaro il capo di imputazione che vede indagati l’imprenditore cutrese Pasquale Brescia e il suo avvocato di fiducia, Luigi Antonio Comberiati, per concorso in minacce aggravate da metodo mafioso, al sindaco Luca Vecchi. Intimidazioni che, secondo la procura antimafia di Bologna, erano contenute nella missiva inviata da Brescia dal carcere di Bologna in cui era detenuto da circa un anno (dopo la retata di Aemilia del 28 gennaio 2015) il 1° febbraio scorso.

Busta uscita dall’istituto penitenziario e consegnata a mano dal legale nella redazione del Carlino Reggio. Quella di Brescia, per l’accusa, è stata «una grave e larvata minaccia, anche evocando la sua propria appartenenza a un gruppo di cutresi ‘discriminati’ e ‘criminalizzati’, con ciò riferendosi non certo ai soggetti originari di Cutro emigrati a Reggio, ma piuttosto ai soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione di stampo mafioso e attualmente processati per l’appartenenza al sodalizio ’ndranghetistico», dice l’avviso di chiusura indagini preliminari.

In particolare, continua il documento, «nella lettera – profittando della diffusione della notizia, divenuta di dominio pubblico il 23 gennaio 2016, riguardante il sindaco di Reggio Luca Vecchi, la cui moglie Maria Sergio (di origine cutrese e dirigente prima del Comune di Reggio e poi del Comune di Modena) avrebbe acquistato nel 2012 la casa dalla società M&F General Service srl di Francesco Macrì, imputato nel processo Aemilia quale prestanome di alcuni esponenti di rilievo del sodalizio mafioso – invitava espressamente il sindaco Luca Vecchi ‘a dimettersi’, chiarendo che tale azione il sindaco avrebbe dovuto compiere non per aver intrattenuto rapporti commerciali con un soggetto contiguo alla ’ndrangheta come Macrì, ma quale ‘segno di solidarietà verso tutti i discriminati cutresi’, riferendosi in modo evidente ai calabresi arrestati per reati di mafia all’esito dell’operazione Aemilia».

Brescia nella missiva «rimproverava duramente il sindaco – prosegue l’accusa – per non aver espresso la solidarietà ai cutresi, attraverso pubbliche esternazioni alla stampa o in sede politica; inoltre, nella stessa missiva, rivelava di essere in possesso di una serie di informazioni riguardanti sia la moglie cutrese del sindaco e i di lei congiunti, quali lo ‘zio’ che sarebbe stato ‘in carcere per reati gravi’ e il padre, al cui funerale sarebbero stati ‘presenti Gianluigi Sarcone, Alfonso Paolini, Antonio Muto e tante persone oggi imputati nel processo Aemilia’, oltre lo stesso Brescia, sia lo stesso Luca Vecchi, la cui campagna elettorale si sarebbe svolta anche grazie al contributo degli zii pregiudicati della moglie e mediante incontri nei vari circoli cittadini alla presenza di ‘Paolini, Muto o altri imputati del processo Aemilia’».

Secondo i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, si sarebbe dunque trattato di «una condotta minacciosa ai danni del sindaco di Reggio, trasmettendo allo stesso il chiaro messaggio di non essere una persona gradita al gruppo ’ndranghetistico, situazione cui Vecchi avrebbe dovuto far fronte con le dimissioni dalla carica di sindaco o con una manifestazione di pubblica solidarietà verso il gruppo stesso.

Un’intimidazione ancora più forte, secondo l’accusa, avendo scritto ‘1° puntata’, lasciando così intendere che sarebbero seguite ulteriori lettere di analogo contenuto, nonché menzionando in premessa non solo il sindaco Vecchi, ma anche ‘tutti i suoi alleati’, facendo intendere che altri politici sarebbero stati in futuro obiettivi di lettere di analogo contenuto».

Il tutto, dicono i magistrati, «con il contributo consapevole e causale del complice avvocato Luigi Antonio Comberiati», che avrebbe «del tutto travalicato il mandato difensivo assunto, ben conoscendo il contenuto intimidatorio della missiva».