Motonauta-eroe salva un pilota russo nelle acque del Po

Maicol Chiossi di Rio Saliceto ha estratto l'uomo dall'abitacolo dopo un grave incidente

Maicol Chiossi

Maicol Chiossi

Reggio Emilia, 28 aprile 2015 - Sta 'studiando' per diventare campione del mondo di motonautica, ma intanto Maicol Chiossi, 22enne di Rio Saliceto, ha vinto il titolo più importante: quello dell’eroismo. Il giovane pilota della Bassa, infatti, sabato ha contribuito a salvare la vita al pilota russo Andrey Poniyshhkin, vittima di un grave incidente durante una seduta di prova sulle acque del Po piacentino di San Nazzaro: estratto esanime dallo stesso Chiossi, il 50enne russo è in coma farmacologico all’ospedale di Parma e la speranza che possa salvarsi crescono di ora in ora.

Maicol, era a San Nazzaro da ‘spettatore’, sabato. Poi…

«Stavo aiutando i ragazzi della Motonautica San Nazzaro per la quale corro in vista di un evento previsto per domenica quando abbiamo sentito il botto. Ci siamo voltati, abbiamo visto la nuvola d’acqua. Con i fratelli Alessandro e Massimiliano Cremona (anche loro piloti, ndr) siamo subito saltati in barca».

Il russo stava svolgendo un test privato e non c’era alcuna equipe di soccorso in acqua.

«Esatto. E purtroppo l’incidente si è verificato nel punto più lontano, a poco meno di un chilometro. Quando siamo arrivati, la barca – una F2, quindi con il pilota chiuso nell’abitacolo e protetto da un cupolino - era sotto sopra e abbiamo visto che il pilota non era uscito dall’abitacolo. Un brutto segnale…».

Perché di solito si esce subito dalla barca. Cos’ha fatto?

«Mentre i fratelli Cremona hanno preso la barca dal davanti, alzandola e sollevando il cupolino, io mi sono ‘arrampicato’ sul muso dello scafo e mi sono infilato dentro l’abitacolo. Il pilota era incosciente. Ho sganciato le cinture e l’ho tirato fuori».

A quel punto sono iniziate le operazioni di rianimazione.

«Alessandro (che è volontario del 118, ndr) ha gestito il tutto, ma si era tagliato una mano nelle prime fasi di soccorso. Così li ho aiutati sorreggendo la testa del nostro collega e anche nel massaggio cardiaco. Poi siamo ripartiti verso riva, mentre Max ha chiamato il padre esortando l’intervento del 118. E subito sono arrivate ambulanza ed elisoccorso: con quest’ultimo, Andrey è stato portato a Parma”.

Che notizie avete del vostro collega?

«So che si era risvegliato ma è stato posto in coma farmacologico per consentire il riassorbimento del trauma cranico. Ma sta migliorando, si può sperare»,

Le era mai capitato di vivere una situazione del genere?

«No, mai successo di soccorrere un altro pilota, sinora. Andando verso il luogo dell’incidente mi chiedevo cosa avrei dovuto fare ma, una volta arrivati, ho agito d’istinto. Ed è stata la scelta giusta, perché ho estratto Andrey in pochissimi istanti».

Ora siete diventati gli eroi della motonautica.

«Mi chiamino come vogliono – sorride –, ma quel che mi fa piacere è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di utile. Sappiamo di aver compiuto un gesto importante, speriamo che vada tutto per il meglio».