Ospedale, 80 denunce l'anno

Colpa professionale: al Santa Maria nell’ultimo triennio speso un milione in risarcimenti

Marina Ferrari, direttore del Servizio affari legali di Santa Maria Nuova (Artioli)

Marina Ferrari, direttore del Servizio affari legali di Santa Maria Nuova (Artioli)

Reggio Emilia, 18 maggio 2016 – «Fior di professionisti della mia età, li ho visti piangere per un avviso di garanzia. Vedo la loro sofferenza. Costernazione, tristezza profondissima, rabbia e poi paura di essere colpiti nella professionalità. Dicono: in trent’anni mai successo niente. Quello è il loro battesimo del fuoco ma non sono i soli, ‘Sa a quanti altri nel suo reparto è capitato?’ la mia risposta. La verità è che per un errore fatto ci sono le infinite cose ben fatte da tutti i nostri medici: il Santa Maria Nuova supera i sette milioni e mezzo di prestazioni ambulatoriali e ha cinquantamila ricoveri all’anno, nessuno è infallibile. Chiaro che non devono sbagliare, ma l’attenzione, l’ipercontrollo sono massimi».

E’ la cornice ‘umana’, questa, dentro cui Marina Ferrari, direttore del servizio affari legali e assicurativi dell’azienda ospedaliera, colloca i numeri delle controversie legali affrontate dall’ospedale cittadino.

Una media di 75-80 denunce all’anno per sinistri ma non tutte però lieviteranno fino a diventare transazioni o conflitti davanti al giudice. Scontri a colpi di carte bollate che durano anche fino a dieci anni, dieci anni di stress da tribunale vissuto da un chirurgo che tutti i giorni va in sala operatoria a incidere col bisturi.

I costi? Difficile essere precisi, circa un milione negli ultimi tre anni. Si annunciano presto alcuni ‘eventi’ temuti perché molto onerosi, ma negli ultimi tre anni - con l’auto-assicurazione sperimentale adottata dall’azienda al posto di agenzie assicurative - l’ospedale ha trovato un accordo extragiudiziale con i pazienti o parenti per il 70% dei casi, accantonando sei milioni.

L’altro dato interessante riguarda la Corte dei Conti. La procura della Corte esamina i profili di colpa dei medici al posto dei quali l’azienda ospedaliera ha anticipato i risarcimenti. Se la colpa è grave e la Corte lo sancisce, l’ospedale si deve rivalere per legge e busserà dai suoi professionisti, ma finora non è mai successo.

La segnalazione alla Corte dei Conti è obbligatoria anche per un risarcimento di dieci euro. In tre anni ve ne sono state 120, e cinquanta archiviate. Ne restano settanta. Per venti la procura ha chiesto ulteriori chiarimenti all’ospedale ipotizzando la colpa grave. Ma se trascorrono cinque anni dalla segnalazione, tutto andrò in prescrizione e i medici “presunti colpevoli” non dovranno pagare di tasca loro. Siccome la Corte è sepolta da fascicoli di tutta la regione, la prescrizione è un evento prevedibile. «E prima c’è un processo alla Corte e i medici si difendono, hanno gli avvocati. E sono tutti assicurati, il rischio di dover pagare è remoto», dice la dirigente del servizio affari legali.

Dottoressa Ferrari, quali sono i reparti più colpiti dalle cause?

«Chirurgia e ortopedia. Ma casi ne accadono un po’ dappertutto. Anestesia e rianimazione, ad esempio, sono nella media».

La proliferazione di cause scatena la medicina difensiva per paura di sbagliare. C’è chi si tira indietro, tra gli ospedalieri?

«No. Il tema della medicina difensiva d’altra parte è molto subdolo. Parte dalla medicina di base, dall’iper prescrizione, da mille rivoli. Non abbiamo contezza di episodi di medicina difensiva. E se qualcuno ci provasse, qui in direzione siamo in pochi ma quando è ora di prenderli per il colletto, agiamo».

Avete raffronti statistici tra i vostri sinistri e quelli degli altri ospedali?

«Comincia ora la Regione a fare delle reportistiche su tutta la regione. I dati sono ancora poco significativi, ci vogliono dieci anni».

Qual è l’atteggiamento dei giudici verso la classe medica?

«Non lo dovrei dire, ma mi pare che sia cambiato. Ma vorrei evidenziare il ruolo dell’avvocato Franco Mazza, il mentore gratuito dei progetto e dei risultati dell’ospedale. Ci sentiamo quotidianamente, le tattiche processuali come le conosce lui non le conosce nessuno».