Minacce alla Spadoni, identificati i tre uomini

Uno solo si è preso la paternità della frase incriminata

Minacce alla Spadoni, identificati i tre uomini

Minacce alla Spadoni, identificati i tre uomini

Reggio Emilia, 23 ottobre 2014 - Sono stati individuati i tre uomini che, domenica scorsa, a margine di una manifestazione pubblica a Reggio, si sarebbero avvicinati alla parlamentare Maria Edera Spadoni, del Movimento 5 Stelle, «intimandole» di non parlare più di Francesco Grande Aracri. Frasi che la parlamentare grillina ha ritenuto essere delle «gravi minacce», o almeno delle «intimidazioni», tanto da segnalare l’episodio alle forze dell’ordine, facendo avviare un’indagine di cui si occupa direttamente la Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Grazie alle indicazioni fornite dalla stessa Spadoni e da altre persone presenti in piazza domenica scorsa, la sezione Digos della polizia reggiana ha identificato i tre uomini che avrebbero avvicinato la giovane parlamentare reggiana. 

Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, solo uno di loro – calabrese d’origine, pensionato, residente nel Reggiano – avrebbe proferito alla Spadoni la frase «incriminata». Lo stesso soggetto si sarebbe preso la paternità della frase, ma aggiungendo di non aver avuto nessuna intenzione di minacciare o di intimidire. Avrebbe parlato con intenzione – sempre secondo la tesi del diretto interessato – di «difendere» il conterraneo Francesco Grande Aracri, indagato, appunto, per mafia. Ovviamente si tratta di dichiarazioni che sono al vaglio degli investigatori. La sensazione dell’onorevole Maria Edera Spadoni di fronte a quella «chiacchierata» in piazza, infatti, sembra diversa dalla versione resa dal pensionato individuato dalle forze dell’ordine. Per lei, infatti, la frase incriminata avrebbe avuto chiare caratteristiche di una intimidazione in puro stile malavitoso. 

La parlamentare Spadoni, non appena si è diffusa la notizia della sua denuncia per quanto accaduto in piazza a Reggio domenica scorsa, ha ricevuto numerose attestazioni di solidarietà, fra le quali pure quella di Beppe Grillo («E’ un fatto gravissimo», ha commentato), mentre i capigruppo alla Camera e Senato del M5S, Andrea Cecconi e Alberto Airola, hanno chiesto che la solidarietà alla loro giovane collega venga espressa attraverso un gesto concreto, come eliminare i vitalizi ai parlamentari condannati per mafia.