Venerdì 26 Aprile 2024

Morì a 64 anni dopo operazione all’anca. I parenti: "500mila euro per risarcirci"

Tra una settimana l’udienza preliminare: accusato un ortopedico

L'ex medico della Reggiana Ivo Tartaglia (Foto Artioli)

L'ex medico della Reggiana Ivo Tartaglia (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 26 novembre 2014 - E’ appena stata fissata per il prossimo 2 dicembre l’udienza preliminare - gip Antonella Pini Bentivoglio - in cui verrà deciso se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio di Ivo Tartaglia, 61 anni, il chirurgo ortopedico (ex medico della Reggiana) accusato di omicidio colposo in relazione alla morte della paziente Luigina Friso, 64 anni, per ipotizzate lesioni durante un intervento operatorio il 15 luglio 2012: in pratica, il chiodo che doveva fissare la protesi d’anca avrebbe provocato una emorragia interna fatale. La parte offesa - le due figlie che convivevano con la madre, e il fratello - è intenzionata a chiedere un risarcimento di mezzo milione di euro. Lo si è appreso tramite il legale che la assiste, l’avvocato Roberto Bassi.

A condurre l’inchiesta, il sostituto procuratore Maria Rita Pantani che, sulla scorta di una consulenza tecnica medico-legale firmata dal consulente Edda Guareschi, ha chiesto il processo a carico del dottor Tartaglia «nella sua qualifica di medico chirurgo e primo operatore».

L’intervento venne compiuto a Villa Salus. Il pubblico ministero ha ipotizzato «imperizia, negligenza e inosservanza delle tecniche di buona scienza medica»: l’accusa mossa dal pm al professionista è di non aver eseguito correttamente «l’intervento di artoprotesissazione dell’anca destra» nella paziente, e anzi averle procurato «lesioni di uno-due millimetri dell’arteria iliaca esterna» con «frattura dell’osso dell’anca», causandole così, sempre sulla base della consulenza tecnica di parte, «una emorragia interna retroperitoneale e pelvica che, degenerando in poco tempo in shock ipovolemico, ne determinava, dopo poco, il decesso».

Il dottor Tartaglia è difeso dall’avvocato Giovanni Tarquini che ribadisce come il suo assistito sia «un professionista esperto e stimato, che ritiene di avere operato come sempre con la massima attenzione». E’ scontato che, all’imminente udienza preliminare, la difesa chiederà al giudice una integrazione della perizia dalla quale, si dice certo il legale, emergerà come il chirurgo non abbia avuto responsabilità alcuna nella morte della paziente avvenuta, secondo la valutazione difensiva, in una situazione di imprevedibilità. All’intervento, va precisato, erano presenti oltre a Tartaglia un aiuto ortopedico (nel frattempo deceduto) e una assistente per la cui posizione era stata a suo tempo chiesta l’archiviazione.

Di ben diverso parere sulle ragioni del decesso è la parte lesa. Le figlie della signora Friso, Patrizia e Barbara Braccini, abitanti in città, e il fratello della scomparsa hanno lamentato poi che nessuno abbia manifestato l’attenzione verso i congiunti che loro si aspettavano. La clinica dal canto suo ritiene di non dover essere coinvolta dal punto di vista assicurativo in quanto, si sostiene, la sala operatoria era stata semplicemente messa a disposizione del libero professionista e della sua equipe.

E allora, si preannuncia battaglia. La parte offesa ha calcolato in 500mila euro la somma da chiedere a titolo di risarcimento facendo riferimento alle tabelle del tribunale di Milano sugli incidenti stradali: per la perdita di un genitore. ai figli vanno dai 150 ai 300mila euro a persona; la somma varia a seconda della modalità del legame familiare. In questo caso fortissimo, visto tra l’altro che le figlie vivevano con la mamma condividendone gioie, problemi, incombenze quotidiane.