Morto il professore di musica Antonio Bonfrisco

Aveva 62 anni. Docente alle medie, per 40 anni ha trasmesso entusiasmo a migliaia di allievi

Antonio Bonfrisco

Antonio Bonfrisco

Reggio Emilia, 19 giugno 2016 – Ci sono persone che non se ne andranno mai. Così è per Antonio Bonfrisco. Un uomo fatto di musica. Un maestro, che per la musica ha dato la vita, spargendo armonia ovunque posasse lo sguardo.

Ci ha lasciati nel primo pomeriggio di ieri, a 62 anni, dopo aver lottato come un guerriero contro un brutto male; abbracciato da tutti i suoi cari, dalla sua meravigliosa famiglia, dalle note dei suoi brani preferiti: Ennio Morricone, Verdi, l’Inno di Mameli, le marce per banda.

Amava la vita, sopra ogni cosa. E l’ha onorata ogni giorno, spiegando agli altri che bisogna credere nei propri sogni, semplicemente dando l’esempio. Bastava guardarlo, lui che ha suonato e insegnato la gioia, fino all’ultimo.

Antonio Bonfrisco era nato a Reggio il 31 gennaio del 1954. Diplomato all’istituto Peri in flauto, subito dopo vinse il concorso per l’insegnamento: aveva 22 anni. Da allora, è sempre stato professore di musica nelle scuole medie, crescendo per 40 anni generazioni di ragazzini, spiazzati da quella sua ironia pungente e dalla passione che trasmetteva per osmosi anche ai più distratti.

Sferzate di sorrisi, di energia contagiosa, che sono passate tra i banchi di Casalgrande, Rivalta, poi alla Fontanesi di Pieve Modolena (per 16 anni) e alla D’Aosta (per altri 14 anni), dove è rimasto in servizio fino all’ultimo. Appassionato, instancabile, per due legislature è stato segretario provinciale del sindacato Gilda della scuola.

Assieme, portava avanti l’attività concertistica. Suonava l’amato flauto, ma anche tutti i sassofoni, le tastiere, il pianoforte, la chitarra: orchestre jazz, folk, spaziava ogni genere, oltre al classico. E non si è fermato. Ha partecipato all’apertura del Cepam e la scuola di musica di Albinea.

Da qualche anno, però, aveva compiuto l’ultima grande impresa: ricostruire la banda della città, nata nel dopoguerra, dove suonavano gli zii materni. Accorpando l’ensemble di Sesso con altri musicisti, aveva ricreato dalle ceneri la nuova filarmonica Tricolore, banda del Comune di Reggio, di cui era tuttora presidente e primo flauto; e di cui sono membri anche i fratelli Otello e Mario.

«Oggi e sempre... Ogni nota della nostra musica sarà in ricordo della grande persona che sei sempre stata... E che continuerai ad essere nei cuori di tutti quelli che hanno avuto l’onore di conoscerti... », scriveva ieri commossa una collega, sulla sua pagina Facebook.

Antonio lascia nel dolore la madre Giuseppina di 91 anni e i fratelli Mario, Otello, Stella (collaboratrice del nostro giornale, alla quale i colleghi di Carlino Reggio si stringono in questo momento di dolore) e Irene; la moglie Simona Valcavi (anch’essa insegnante) e i due figli Maurizio, di 43 anni e Chiara, di 17.

Da oggi sarà aperta la camera mortuaria di Reverberi in via Terezin, dalle 10,30 alle 20. I funerali si svolgeranno nel pomeriggio di domani nella chiesa di San Pellegrino, sulle note della banda. Le ceneri verranno poi sparse dai suoi cari in un luogo del cuore. E voleranno via, cullate dalla sua musica. Ciao prof. È stato un onore.