Non paga il mutuo, il giudice interviene: "La banca dimezzi il debito"

Applicata la legge ‘Salva-suicidi’ per la prima volta in Regione Il calvario di Angelo Tornieri: "Per giorni non riuscivo a fare la spesa"

Tornieri è originario del Siracusano

REGGIO SAN POLO

Reggio Emilia, 23 maggio 2016 - Una famiglia come tante, travolta dallo scorrere del tempo, dai sogni che devono piegarsi alla realtà, da quei conti che non tornano mai dopo che lei ha perso il lavoro a 40 anni, col mutuo da pagare e l’età che avanza, assieme alle porte in faccia. Un mare di debiti, capace di far perdere la serenità, di togliere il sonno. Stavolta, però, di mezzo ci si sono messi il tribunale di Reggio e una squadra di avvocati tenaci. Così, «per la prima volta in Regione – spiegano dallo studio legale Tanara di Parma – la cosiddetta legge ‘salva-suicidi’ è stata applicata con l’ordinanza di accoglimento della liquidazione del patrimonio, a seguito della non accettazione dell’accordo proposto ai creditori». In sostanza, il debito totale di 210mila euro di una coppia di coniugi di San Polo verrà sanato con circa 100mila euro: tutto quello che la famiglia è nella possibilità di pagare vendendo tutto ciò che ha. Sul piatto la casa e un quinto dello stipendio. E la banca, come ha imposto il giudice, dovrà accontentarsi.

La legge è targata 2012, ma è sconosciuta ai più. La norma prevede la possibilità per piccoli artigiani e singoli cittadini (che non siano in condizioni tali da poter ricevere dichiarazione di fallimento) di presentare al tribunale una richiesta di ‘piano di uscita’, per poter cancellare i propri debiti. E così è avvenuto. Ovviamente, è necessario che il debitore sia ritenuto meritevole dal giudice. Ossìa non abbia contratto debiti con videopoker o carte da gioco online, per esempio. Il debitore, dal canto suo, dovrà mettere a disposizione tutti i suoi averi.

«Chi si trova in difficoltà economica può chiedere aiuto a un avvocato – spiega il legale che ha seguito la pratica della coppia di San Polo, Giuseppe Dellisanti –. Il professionista presenta istanza di sovraindebitamento; procedura che in tutto costa 98 euro come contributo unificato».

La documentazione viene depositata in tribunale; carte in cui vengono inserite tutte le ragioni del debito e la storia del debitore.

«A questo punto il tribunale si prende circa dieci giorni di tempo e una volta ritenuto il debitore meritevole, nomina un organismo di composizione della crisi – continua il legale –. Assieme all’avvocato vengono contattati tutti i creditori cui si presentano delle offerte».

A quel punto le vie d’uscita sono tre: viene presentato un accordo, ma solo se tutti i creditori accettano (le banche tendono a non accettare offerte); si presenta un piano del consumatore a cui il giudice dà il suo parere vincolante o arriva la liquidazione totale del patrimonio del debitore (quello che è avvenuto in questo caso, per la prima volta in Emilia Romagna).

«Abbiamo avanzato in via subordinata la liquidazione del patrimonio, che ha come durata minima quattro anni, e prevederà la dismissione dell’immobile, per poi decurtare di un quinto dello stipendio del marito – conclude l’avvocato –. Da una massa debitoria iniziale di 210mila euro si ritroveranno (in base anche al prezzo di vendita dell’immobile) nella possibilità di ripartire da capo, con azzeramento di tutti i debiti, avendone corrisposto ai creditori circa 100mila (cifra valutata in considerazione della potenziale vendita dell’immobile a 75mila euro)».