Bologna, 20 aprile 2015 - Abbiamo sentito Nicolò Melli commentare (bene) l’Eurolega su Fox tv, presto ascolteremo Hackett, già provato da Sky sulla Nba. E magari andrà in onda qualcun altro. Piccoli opinionisti crescono direttamente dal campo al microfono, con la speranza che continuino a usare un linguaggio frizzante come tutti quelli spontanei e non costruiti: di palle perse che sanguinano e di secondi ferri che sputano ci siamo stancati da un pezzo. Azzeccata, invece, la battuta di Melli sul giocatore «che fa canestro anche in pigiama»: in un campionato dove Pistoia sulle spalle ha scritto «Per dormire» e Cantù porta a spasso la scritta «A letto», bisogna pur attrezzarsi. Come hanno fatto i club scegliendo stranieri che fanno addormentare. E spesso regalano anche incubi.
C’è da augurarsi anche la rapida estinzione di due espressioni che, in epoca di mode smodate, sono purtroppo diventate un’abitudine. La prima è ‘assolutamente’. Contento della squadra? Assolutamente. Avete vinto con la difesa? Assolutamente. Puntate ai playoff? Assolutamente. C’è la Nba nei tuoi sogni? Assolutamente. Se poi ci facessero la cortesia di aggiungere sì o no, capire la risposta sarebbe assolutamente più facile. L’altro modo di dire è «alzare l’asticella»: se ne abusa così tanto che, ascoltando le presentazioni delle partite, non sembra più di andare al basket, ma a gare di salto in alto. Sarà per questo che si continuano a vedere partite orribili: più che di far canestro, sono tutti preoccupati di alzare l’asticella.
Melli come spalla dell’ottimo Geri De Rosa, prima di lui coach Banchi, in attesa di Hackett: Milano gioca sempre in tv. Una vera e propria invasione, che coinvolge anche Gentile: lui in onda ci va con tutta la famiglia. Quasi sempre c’è papà Nando, che oltre al mestiere di genitore ha pure il ruolo di grande ex, a Cantù invece, per il derby tra fratelli, ci si è un po’ allargati: padre, mamma, fidanzate, procuratore, peccato per i parenti rimasti a casa. Tutti insieme appassionatamente sotto l’occhio della Rai, storicamente generosa quando c’è da inquadrare l’amico autista o il ristoratore di fiducia in tribuna, figuriamoci quando a bordo campo c’è una dinasty intera: lì si è consumato un terzo di diretta. Non c’è da sorprendersi: questo è il campionato che ha voltato le spalle a una tv di qualità come Sky perché non inquadrava abbastanza i presidenti. Sapendo che, con quel che si vede in campo, è meglio voltarsi dall’altra parte.
Casa Marino. Il numero uno della Lega, casualmente anche presidente di Brindisi, è contrario all’uso dell’instant replay fuori dal campo: «Non ce n’è bisogno, ci stiamo già muovendo alla moviola».