Sgozza la moglie, l’assassino rischia l’ergastolo. L’ambasciata si attiva per i bimbi

I piccoli sono dalla nonna materna: zia si offre di tenerli in Polonia di Alessandra Codeluppi

Una foto dei tempi felici di Fermo Manzotti e della moglie polacca Teresa Misa

Una foto dei tempi felici di Fermo Manzotti e della moglie polacca Teresa Misa

Reggio Emilia, 4 luglio 2014 - Dopo la tragedia — il marito che accoltella e sgozza la moglie, per poi tentare di togliersi la vita a sua volta — ora il pensiero, delle famiglie, ma anche delle istituzioni, va ai figli. Ai tre piccoli che Teresa Misa, 32 anni, la donna di origine polacca uccisa nel suo Paese natale dal marito, Fermo Manzotti, di 46, originario di Arceto di Scandiano, hanno lasciato. Gli occhi di uno di loro, quattro anni, hanno visto tutto. I genitori in macchina, con lui, sulla Ope Zafira in quella tragica mattina del 18 giugno, a Chmielowie, nella regione della Pre-Carpazia. Quella domanda: «Mi ami?», che lui le avrebbe fatto. E poi la follia: dodici coltellate e poi la lama affondata sul collo della madre. Ora è rivolta ai piccoli la preoccupazione di tutti. Al maschietto, testimone di una scena troppo enorme per chiunque: e che pure sarebbe riuscito, con le sue parole, a raccontare qualcosa agli inquirenti polacchi. Ma anche alle altre due figlie, una di otto anni e una di due. Rimaste orfane della madre, e con il padre che, dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Tarnobrzeg, operato e sedato in coma farmacologico, si trova ora nel carcere di Rzeszow, a 200 chilometri da Cracovia.

La notizia viene confermata dall’ambasciata italiana a Varsavia: a seguire le pratiche è il dirigente Paolo Pesce. «Manzotti risulta in stato di arresto per omicidio ai sensi dell’articolo 148 del codice penale polacco». Tra le motivazioni che ricadono in questa norma c’è anche il delitto commesso con particolare crudeltà nel quale potrebbe ricadere, secondo gli inquirenti, quello commesso dal 46enne di Arceto. Secondo il codice, rischia una reclusione «non inferiore a dodici anni, 25 anni di reclusione o l’ergastolo». A seguire il caso è la procura di Tarnobrzeg: la legge polacca stabilisce lo stretto riserbo durante le indagini giudiziarie. Ma poichè l’omcidio è avvenuto in terra polacca e la vittima è essa stessa di quella nazionalità, l’estradizione appare un’ipotesi remota. 

L’ambasciata fa sapere di essersi attivata su tutti i fronti di competenza: «Siamo in contatto con i familiari di Manzotti, per garantire che tutti i diritti vengano rispettati. Abbiamo informato le autorità italiane — afferma Pesce —, ma ci stiamo anche interessando ai tre bambini, inviando una richiesta di informazioni alla procura . I piccoli risultano nello stesso stato di famiglia: almeno due di loro dovrebbero avere la cittadinanza italiana Ora sono affidati ai nonni materni, ma anche una sorella della vittima si è offerta per accoglierli».

Alessandra Codeluppi