Palasport, Landi replica duro al sindaco: "Così non vado avanti"

Il patron della Grissin Bon sulle dichiarazioni di Luca Vecchi a FestaReggio "Le sue parole mi preoccupano"

Stefano Landi (foto Artioli)

Stefano Landi (foto Artioli)

Reggio Emilia, 25 agosto 2014 - C’è rimasto male. E, probabilmente, si è pure arrabbiato. Ma non lo confesserà mai. Neppure sotto tortura. Perché Stefano Landi sa che il momento è delicato e vuole camminare sui sentieri della diplomazia. Le parole del sindaco Luca Vecchi a FestaReggio, relative al palasport e alla Pallacanestro Reggiana, non gli sono, però, piaciute. E così, a distanza di 48 ore, il patron biancorosso decide di replicare e di sottolineare alcuni concetti importanti. «E’ vero - ammette subito Landi - le dichiarazioni di Vecchi, che ho letto sui vari giornali cittadini, mi hanno preoccupato. Ho letto affermazioni discutibili ma c’è anche da dire che non ero presente e, forse, il tutto andrebbe contestualizzato. Il mio auspicio è che nell’incontro che avremo a metà settimana ci si possa chiarire su tutti i fronti». Cosa c’è che non le è piaciuto? «Ho letto che Vecchi avrebbe detto: “adesso Landi mi dica cosa vuole”. Io non voglio niente e non ho mai voluto niente. Il problema è un altro». E qual è? «Il problema è se l’amministrazione ritiene, o meno, il palasport una priorità. Io prenderò atto della politica di investimenti del Comune. E poi non si può sempre parlare di un nuovo impianto accostandolo solo al basket. Bisogna chiedersi se alla città serva, o meno, un nuovo palasport o palaeventi che dir si voglia. Così come ci sono i teatri e Palazzo Magnani, si ragioni anche sull’importanza di un palasport, ricordandosi anche che sarebbe un’operazione importante per quella riqualificazione del centro storico che tutti auspicano. Questo è il punto nodale. Quando ci sarà una risposta, noi faremo le nostre valutazioni». In che senso? «Nel senso che stiamo portando avanti un grande progetto sportivo e senza un nuovo impianto non possiamo più crescere. Se non si trova una soluzione, non ha senso continuare. Il nostro progetto finirà oppure sarà estremamente ridimensionato. Con questo palasport non si può fare la serie A e, probabilmente, neppure la LegaDue. E, sia chiaro, questa non è una minaccia, ma una constatazione. Facciamo questa stagione e poi vedremo». E’ vero che potreste trasferirvi definitivamente a Bologna? «Sì, è un’ipotesi, ma a me non piace. Io sono di Reggio e voglio stare qui. La reggianità è il simbolo della nostra società. Non ha senso andarsene. No, se non si farà il palasport, ridimensioneremo e faremo con ciò che passa il conventio. Così non si può andare avanti».  Vecchi ha detto anche che il Comune è pronto a mettere in campo «valori importanti» per risolvere questo problema.  «Queste parole mi hanno fatto piacere. Rispondo che la Pallacanestro Reggiana è disponibile ad impegnarsi. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo. Se c’è la volontà di trovare un accordo, non è tardi. Siamo pronti a fare la nostra parte. Aggiungo, però, che davanti a queste parole mi scappa da ridere». Perché? «Perché penso a tutti i soldi che abbiamo investito solo per passione coinvolgendo sempre più persone. Il basket, ora, è un fenomeno della città e abbiamo più abbonati di tutte le altre squadre cittadine messe insieme, compresa la Reggiana. Figuratevi se ci tiriamo indietro davanti alla possibilità di rifare il palasport. Però...» Però...? «Però non vogliamo fare la fine della Reggiana e minare la solidità della società. Il club granata è fallito e le cause, in gran parte, sono collegate alla costruzione dello stadio. Non è un caso che in Italia non ci siano, in pratica, palasport privati. A proposito: sapete quanto ha pagato lo stadio Squinzi?» Poco più di 3 milioni e mezzo... «Esatto. Mettiamoci anche i soldi per sistemarlo e diciamo che Squinzi ora ha uno stadio da 20 milioni con una spesa di 5 milioni. La Pallacanestro Reggiana avrebbe dovuto pagare 9-10 milioni per rifare il palasport senza averne nemmeno la proprietà».  Ci dica la verità: perché l’Eurocup a Bologna? «Perché a Reggio non la si poteva fare. Proprio perché vogliamo tenere alto il nome di Reggio in Europa non possiamo giocare in un palasport in cui piove dentro». Ma il Comune era pronto a fare i lavori e le migliorie richieste. «Che senso ha buttare via dei soldi per fare dei rattoppi? Non si tratta di fare due o tre cosettine. E’ per questo che abbiamo detto no anche alla gestione. Non è possibile gestire questo impianto con le problematiche che ha. Ci sono troppe incognite». Mettiamo che il sindaco, nel vostro incontro, le chieda di giocare l’Eurocup a Reggio come segnale di buona volontà. Come reagirà? «Tutto è possibile, ma sono sincero: mi auguro che i discorsi vadano su temi più importanti. Non si può legare il futuro di un palasport e di una società alla disputa dell’Eurocup». Vecchi ha detto anche che avete troppi sponsor e le altre società si lamentano... «Spero - conclude Landi - che le sue dichiarazioni siano state mal riportate. Il problema è complesso, perché non si deve confondere sport dilettantistico e professionistico, ma siamo il club più importante della città, teniamo alto il nome di Reggio ed è normale che tanti sponsor vogliano stare al nostro fianco per diffondere il loro marchio e per sfruttare al meglio la nostra immagine».