Paolo Villaggio si racconta: «Genova, l’infanzia e l’amico De Andrè»

L’istrionico intellettuale sul palco del Corallo di Scandiano

INTELLETTUALE Paolo Villaggio,  82 anni, sta girando l’Italia con  lo spettacolo  ‘Paolo si racconta’,  al fianco del figlio Piero; nelle foto  la serata al Corallo  di Scandiano

INTELLETTUALE Paolo Villaggio, 82 anni, sta girando l’Italia con lo spettacolo ‘Paolo si racconta’, al fianco del figlio Piero; nelle foto la serata al Corallo di Scandiano

Reggio Emilia, 1° marzo 2015 - GENOVA e l’infanzia con suo fratello gemello, la timidezza patologica dalla quale è scaturito il mitico Fantozzi, gli inizi come animatore sulla navi da crociera, l’incontro con Fabrizio De Andrè e poi la televisione, prima in bianco e nero e poi a colori, che lo ha fatto conoscere al grande pubblico.

Paolo Villaggio si è raccontato l’altra sera al pubblico del Corallo di Scandiano in una serata insolita per lui e per il cinema. Quell’omino che, nonostante fosse visibilmente in sofferenza fisica («ho male ad un ginocchio, lei che dice di fare il personal trainer quali esercizi mi consiglia?» rilanciava dal palco, ma in realtà il dolore lo aveva alla schiena, a tal punto che gli impediva di muoversi e girarsi, costringendolo a rimanere seduto sulla seggiola ) è riuscito ad incantare il pubblico che era accorso per applaudirlo ed ascoltarlo.

LUI, Paolo Villaggio, icona del cinema italiano, immenso protagonista di film importanti, ha regalato le sue memorie, partendo dai suoi personaggi, ormai miti dell’immaginario collettivo, fino alle opere letterarie e alle tante esperienze televisive e cinematografiche, con attori come Gassman e registi come Monicelli.

«SONO qui per ricordare il mio miglior amico De Andrè», ha spiegato quasi all’inizio del suo spettacolo, cominciato, nonostante le premesse indicassero le 21, in tarda serata, alle 23,15 e presentato in formato ridotto per la location e i tempi che non consentivano uno spettacolo diverso, come lo stesso figlio Pierfrancesco che lo accompagnava ha dichiarato (è arrivato quasi alla fine della cena organizzata dentro al locale). Tunica marrone con calze a righe arcobaleno che facevano capolino, giacca rosa antico, senza barba e con i capelli bianchi riportati da un lato. Accanto a lui sul palco una sfavillante ragazza tutta vestita di rosso che lo accompagna spesso in questo suo tour in giro per l’Italia.

Dietro scorrono le immagini della sua storia, della sua vita cinematografica, mentre lui parla e racconta, dialoga col pubblico in sala, chiede silenzio o, quando capisce che è impossibile da ottenere, chiede almeno che venga alzato il volume del microfono. In sala un pubblico giovane, in parte attento e per buona parte intento a finire di consumare la cena, indifferente e spesso irriconoscente nei riguardi dell’ospite che, con grande maestria e competenza, continua a sorridere e a far ridere chi lo vuole ascoltare.

«Paolo si racconta è il titolo dello spettacolo che mio padre sta portando in giro per l’Italia», spiega il figlio Piero seduto in fondo alla sala (che assomiglia terribilmente al fratello gemello di Paolo, morto un anno fa), «parla di sé stesso e della sua vita da attore, degli amici, della carriera. A lui fa piacere stare con il pubblico».

STRAPPA grandi risate e applausi quando parla del suo rapporto con Gassman («antipatico e presuntuoso») e con Tognazzi («intelligente e finto poeta che aveva la sensazione di essere un grande cuoco»), della sua grande amicizia per De Andrè e del funerale del suo amico e compagno Gigi Reder, ragionier Filini in Fantozzi. Chicche di grande cinema, uniche e imperdibili.

A serata terminata, mentre la musica anni ‘80 prende il sopravvento nel locale, arriva anche la sensazione di aver portato a casa un pezzo della sua storia. Una grande storia.