La casa del sindaco Vecchi acquistata da un arrestato di Aemilia

La moglie Maria Sergio l’ha comprata da Francesco Macrì, ora imputato. Vecchi: "Non lo sapevo, mi è caduto un muro addosso"

Il sindaco Luca Vecchi nella sua casa

Il sindaco Luca Vecchi nella sua casa

Reggio Emilia, 23 gennaio 2016 - Il sindaco di Reggio Luca Vecchi vive nella casa acquistata da uno degli arrestati dell’operazione Aemilia. La proprietaria dell’abitazione è la moglie Maria Sergio, ex dirigente del servizio pianificazione e qualità urbana del comune di Reggio dal 2004 al settembre 2014 e attuale dirigente del settore pianificazione territoriale e trasformazioni edilizie del comune di Modena.

Il venditore è l’azienda M&F General Service Srl con sede in via Saragat 15/E, il cui amministratore unico e legale rappresentante al momento della compravendita è Francesco Macrì, nato a Crotone 44 anni fa. È la stessa persona che all’alba del 28 gennaio 2015 è finito nel blitz dell’operazione Aemilia: il gip di Bologna ha disposto per lui la misura cautelare degli arresti domiciliari per concorso in reimpiego di beni illeciti in attività lecite con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa.

Secondo le accuse, infatti, Macrì «in qualità di amministratore unico nonché socio di maggioranza della società ‘Il Cenacolo Srl metteva a disposizione delle organizzazioni mafiose la predetta società, acquisendo la formale gestione del ristorante ‘Il cenacolo del pescatore’, al fine di favorire gli scopi delittuosi dell’associazione». Fatto commesso in «data successiva e prossima al mese di aprile del 2012». Per i magistrati Macrì sarebbe stato il prestanome dei fratelli Vertinelli di Montecchio, in strada per Calerno, che, secondo l’accusa, utilizzavano il ristorante «quale forma di impiego di denaro proveniente dal delitto di cui all’articolo 416 bis del codice penale relativo all’associazione a delinquere di stampo mafioso Grande Aracri di Cutro e della ‘ndrina emiliana». Il ristorante è lo stesso che è stato sequestrato più volte – sia in misure di prevenzione patrimoniale, sia come sequestro penale – e dove l’associazione antimafia Liberà ha organizzato una cena nel giugno scorso per ‘festeggiare’ i risultati ottenuti contro la ndrangheta. Attualmente Macrì è imputato nel processo, in attesa di giudizio.

Da Macrì la moglie del sindaco Vecchi ha acquistato, senza intermediazione, l’abitazione dove la coppia è attualmente residente a Masone. «La società M&F General Service Srl – è riportato nell’atto notarile datato 17 maggio 2012 davanti al notaio Cecilia Casasole – vende alla signora Maria Sergio che accetta e acquista la piena proprietà delle seguenti unità immobiliari facenti parte del fabbricato sito in Reggio Emilia e precisamente la piena ed esclusiva proprietà su una abitazione civile del tipo bifamiliare ed accessori, edificata allo stato grezzo». L’atto prosegue descrivendo minutamente lo stato dell’abitazione allo stato grezzo, ovvero del rustico ancora da completare. Viene precisato che l’abitazione sorge su un’area edificabile di 2.883 metri quadrati acquistata dalla M&F General Service da un privato e poi ristrutturata attraverso permessi edilizi e varianti rilasciate dal comune di Reggio. Parte dell’immobile è poi stato rivenduto alla Sergio al prezzo «convenuto di 242.000 euro», come riporta l’atto notarile. È anche precisato che l’acquisto di Maria Sergio è avvenuto in regime di separazione dei beni, per cui la casa non è di Luca Vecchi, sebbene vi sia residente.

Il nome di Francesco Macrì è uscito immediatamente dopo il blitz dei carabinieri di un anno fa ma, a oggi, Vecchi non aveva mai fatto menzione di questo acquisto.

LA DIFESA DEL SINDACO - «Mi è cascato un muro addosso, dovo ancora mettere a fuoco la situazione. Non lo sapevo: delle 200 e passa persone che sono finiti nell’inchiesta non ne conosco neanche una. Sui giornali questo nome non era mai rimbalzato, cioè... erano stati pubblicati tutti i nomi all’inizio, poi però rimbalzavano sempre quei dieci o dodici principali e, quindi, non lo sapevo». Il sindaco Luca Vecchi, fino a ieri, non aveva messo in collegamento che il titolare dell’azienda da cui aveva comprato l’abitazione a Masone fosse lo stesso finito agli arresti domiciliari nell’operazione Aemilia.  «Mi sento addolorato, mi sento anche vittima – ripete più volte – Mi sono interrogato, mi sono posto il problema su cosa avrei potuto fare di più; ma in quel momento, in quelle condizioni, non potevo fare di più di quello che ho fatto».

Al momento dell’acquisto della casa Vecchi era consigliere comunale e capogruppo del Pd, la moglie Maria Sergio dirigente al servizio pianificazione e qualità urbana: «Io non ho nulla da tenere nascosto, vi spiego tutto dal principio». E comincia a raccontare come è nata l’idea di acquistare l’abitazione di Masone. «Era vicino a quella dei miei genitori dove abitavo prima, loro mi aiutano con il bambino – spiega Vecchi – Io e mia moglie abbiamo cercato varie case, scartandone diverse. Nella ricerca abbiamo tenuto conto del ruolo ricoperto. Non è che a Masone ci fossero mille opportunità». Alla fine la scelta ricade sull’abitazione dove risiede la coppia, una vecchia casa contadina che è stata sistemata e suddivisa in quattro unità abitative. 

«Il cantiere era partito parecchi anni prima. La casa era ancora da ultimare – spiega – abbiamo fatto molte più verifiche di quelle che farebbe ogni cittadino prima dell’acquisto. Abbiamo fatto tutta la storia urbanistica della casa e in quel contesto non abbiamo trovato elementi di inopportunità. Ci siamo chiesti se fossero state fatte varianti urbanistiche, intendo quelle deliberate in consiglio comunale. E non ce n ’erano: il terreno era edificabile da anni. Ci sembrava, quindi, tutto a posto. Poi non potevamo prevedere che dopo anni questa persona sarebbe stata arrestata. Se vado a cena con una persona e dopo anni scopro che è un delinquente non posso farci niente». 

Dal momento dell’acquisto, Vecchi garantisce che l’azienda è uscita di scena: «Mai frequentato Macrì, né prima, né dopo». Poi aggiunge: «Ci abbiamo messo un anno e mezzo a finire la casa – continua il sindaco – Abbiamo fatto i lavori noi, con altre ditte e ci siamo andati ad abitare poco prima della campagna elettorale, all’inizio del 2014, credo». Poi Vecchi ribadisce: «Non sto negando niente, anzi mi sento vittima, mi sento indifeso e profondamente addolorato. Da quando sono sindaco rispondo pubblicamente degli atti che faccio. L’amministrazione sta facendo molto sul fronte antimafia tra cui la costituzione di parte civile del Comune contro tutti gli imputati, quindi anche contro Macrì».