Profughi, il segretario Pd: "Meglio aiutarli a casa loro"

Andrea Costa è anche il sindaco di Luzzara: “Alloggi, serve più trasparenza. Io non so quanto paga lo Stato“

Profughi

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Reggio Emilia, 4 novembre 2016 - Andrea Costa, sindaco di Luzzara e segretario del Pd: come va l’accoglienza dei profughi nel suo comune? Ad agosto ancora non ne erano arrivati.

«Da una settimana li ospitiamo anche a Luzzara: sono 14 e vengono accolti in appartamenti messi a disposizione da privati, che per questo ricevono un affitto (dal gestore dell’accoglienza, ndr)».

Il tema dell’accoglienza nei comuni è ancora di attualità, tanto che il sindaco Vecchi ha parlato nuovamente della necessità di distribuire le presenze sul territorio. Come stanno le cose?

«Senza venire meno all’etica dell’accoglienza, va detto che purtroppo ci sono delle criticità che minano la nostra possibilità di dare una risposta efficace».

Qualche idea?

«Bisogna riflettere sulle soluzioni strategiche che possano riportarci alla normalità. Ad esempio, fatte 100 le risorse che impegnamo, si potrebbe impiegare una quota per dare senso all’espressione ‘aiutiamoli nel loro paese di origine’. Potremmo spendere 70-80 per l’accoglienza in Italia e 20-30 in cooperazione internazionale, soprattutto in Africa, per creare le condizioni di sviluppo economico e sociale nei paesi di provenienza».

E per quel che riguarda invece l’accoglienza in Italia?

«Ho riunito nei giorni scorsi i sindaci del Pd e abbiamo condiviso una serie di questioni, che abbiamo sottoposto all’attenzione dei parlamentari».

Quali sono i problemi aperti?

«Ci sono tempi troppo lunghi per valutare le richieste di asilo politico, due anni di attesa. Dopo questi 24 mesi, la maggioranza sono respinte: ma sei su dieci dei richiedenti asilo restano qua come clandestini. In molti casi mancano accordi bilaterali sui rimpatri con i paesi di origine».

Seconda questione?

«È vero che l’Europa si deve prendere carico di una più equa distribuzione, ma questo è un problema che vale anche per le nostre Regioni: non è possibile che la Lombardia da sola accolga il 13% dei richiedenti asilo e che ci siano altre regioni che hanno percentuali da ‘zero virgola’».

I comuni devono avere una parte attiva nella gestione?

«Questa è la terza questione: bisogna recuperare lo spirito del 2011, quando il Ministro Maroni diede un ruolo di prima fila ai sindaci. In quella fase avevamo modo di incidere sulla gestione: non possiamo essere chiamati a intervenire in modo informale come accade oggi, non va, non funziona. Noi siamo i rappresentanti del territorio, siamo noi che possiamo promuovere con i profughi un patto di scambio reciproco che li impegni in attività socialmente utili. Non è dignitoso che stiano senza fare nulla».

L’ultimo punto che avete sottoposto ai parlamentari?

«È quello della trasparenza. Sono sicuro che la rete dei privati gestori dell’accoglienza stia lavorando con senso etico e rettitudine. Serve però un albo pubblico degli alloggi che sono usati, per sapere di chi sono, quanto costano alla collettività e se sono perfettamente idonei. Io oggi non so quale sia l’affitto pagato con i soldi dello Stato ai proprietari degli appartamenti luzzaresi usati per l’accoglienza. Credo sia giusto saperlo. Tutto quello che non spendiamo in muri, può essere usato in progetti di integrazione vera e in cooperazione internazionale».