Processo Aemilia, Mussini: "Sindaci mettano personale a disposizione del Tribunale"

La senatrice reggiana del gruppo misto lancia la proposta in merito alla sicurezza M5s: "Monitorare appalti assegnati alle aziende di Aemilia"

Maria Mussini

Maria Mussini

Reggio Emilia, 8 febbraio 2016 - Una “cordata” tra gli enti che si sono costituiti parte civile nel processo Aemilia per fornire il personale necessario alla vigilanza. E’ la proposta lanciata dalla senatrice Maria Mussini, vicepresidente del gruppo misto a Palazzo Madama, per risolvere l’ultima incognita rimasta sul dibattimento, dopo il via libera del ministero a svolgere le udienze in una struttura prefebbricata nel cortile del tribunale di Reggio.

«Se anche solo la metà dei Comuni della provincia inviasse in Tribunale un impiegato, anche a tempo parziale per non interferire troppo con l’ordinaria amministrazione, sarebbe pienamente risolto il problema delle risorse umane e i tempi potrebbero essere accelerati. Lo stesso discorso vale per la Provincia e la Camera di Commercio. Sarebbe una risposta nei fatti data alla ‘ndrangheta che si andrebbe ad aggiungere all’impegno del sindaco Vecchi, che si sta concretamente adoperando per le strutture del tribunale», spiega la parlamentare. In aggiunta a questo, prosegue, “mi auguro poi che il ministro Delrio sciolga le riserve e consenta che il ministero dei Trasporti dia il nulla osta richiesto per distaccare anche l’altro impiegato per la durata del dibattimento”.

La proposta della senatrice avrebbe gia’ incassato anche il favore del sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini, assente alla direzione provincale del Partito democratico di sabato scorso, e finito nella bufera per aver detto che non vi sarebbe nulla di male se il ministro Graziano Delrio e il sindaco Luca Vecchi fossero ascoltati dalla commissione antimafia. Ma, anche in questo caso, Mussini, invita “a non a dividersi su singole dichiarazioni”, spiegando: “Le polemiche di oggi su chi sia piu’ antimafia rischiano di fare passare in secondo piano la notizia della vittoria della nostra citta’ come sede del processo, una battaglia che fino a due mesi fa sembrava perduta. Non c’e’ una parte politica con cui stare, ma solo la linea di confine tra legalita’ e illegalita’, al di qua della quale hanno il diritto di stare tutti quelli che nelle parole e soprattutto nei fatti si adoperano perche’ la prima prevalga”.

Tra l’altro, ricorda ancora la senatrice, la sede reggiana “non era affatto scontata, a problemi di ordine economico si susseguivano quelli sulla sicurezza e perfino sull’opportunita’. Perche’ abbiamo vinto (e con incredibile rapidita’) su un tema che in altre citta’, in altri tempi e in altre circostanze e’ stato oggetto di sofferenza e contrasti? Perche’ la comunita’ si e’ presentata compatta nel difendere questo valore e questa richiesta e Roma ha capito”. L’appello alle Istituzioni, quindi, quindi e’ a “azioni, collaborazione, soluzioni concrete”. Mentre il resto, conclude la senatrice, “e’ battaglia elettorale, posizionamento partitico: pessimo ciarpame della peggiore politica”.