Il sindaco di Brescello: "Datemi dell’imbecille, ma non mi dimetto perché qui non c’è la mafia"

Marcello Coffrini: "Hanno già fatto il processo sommario"

Il sindaco Coffrini

Il sindaco Coffrini

Brescello (Reggio Emilia), 16 giugno 2015 - Sindaco Coffrini, perché non si dimette?

«Io non mi dimetto, perché se lo facessi dimostrerei che il nostro paese è inquinato. E questo non è».

Le accuse sono pesanti. C’è una commissione prefettizia insediata in municipio per cercare eventuali infiltrazioni mafiose. Molti, al suo posto, sarebbero crollati.

«Io sono un essere umano. E si tratta di cose molto serie. Non ho mai parlato, in questi mesi, sono riservato. Ma questa cosa è pesantissima, per me. A livello psicologico, fisico, familiare, globale. Se non avessi il supporto della mia famiglia e della parte buona del mio paese, che è quella preponderante – ci metto la mano sul fuoco e sono disposto a bruciarmela – non sarei qui».

E allora perché è rimasto, dato che lo stesso Pd, partito che le ha dato il simbolo per essere eletto, le ha chiesto più volte di andarsene?

«Io faccio questo perché il paese me lo chiede. Mi fa sentire vicinanza assoluta, non avrei mai pensato in vita mia. È anche senso di responsabilità. Se il 70% delle persone mi dice di rimanere, io rimango per loro».

Tutto nasce da alcune sue dichiarazioni su Francesco Grande Aracri. Dichiarazioni ritenute inaccettabili da molti suoi colleghi.

«Un errore mio, l’ho detto mille volte. Non lo nego. Ma si tratta di qualche parola. Sbagliata, ma non da rovinare un paese e le amministrazioni che per anni hanno fatto quello che dovevano. Ma vorrei chiarire un punto».

Prego.

«Io non ho mai detto che i Grande Aracri sono una brava famiglia, come viene riportato. La so a memoria quell’intervista. Ho detto che era una persona tranquilla ed educata. L’italiano ha un senso. È facile estrapolare tre parole... Di certo non volevo dire che sia bravo o condannato ingiustamente, critico la persona. Volevo solo commentare il suo comportamento sociale in paese. Non ho fatto una cosa giusta. Ma ci ho messo la faccia».

In che modo?

«Ho chiesto la fiducia al mio consiglio comunale per questo. E loro hanno voluto che rimanessi. Ma da un’affermazione non può nascere un’infamia all’intera comunità. Possono dirmi che sono un imbecille, quello sì, per aver fatto quelle affermazioni. E lo accetto. Ma questo non vuol dire che sono un disonesto, che non sono capace di fare il sindaco. Non è vero, lo dimostreranno i fatti. Al di là delle mie affermazioni scellerate, comunque, sono anni che vanno avanti gli attacchi».

Che cosa intende?

«Tanti attacchi, da almeno dieci anni, ma non ci sono indagini penali, nulla. Un travisamento di tutto».

In realtà è stata aperta un’indagine per chiarire chi abbia pagato il camion vela nella manifestazione di Brescello contro le mafie.

«Quello è un fascicolo contro ignoti. E nessuno mi ha mai chiamato in procura a parlare. Qui parliamo di cose molto diverse».

La commissione prefettizia che potrebbe sciogliere l’amministrazione è al lavoro. È tranquillo?

«Sì. Perché noi ci parliamo. Ho incontrato i dipendenti. Ci guardiamo negli occhi, in faccia, siamo quattro gatti che si conoscono da una vita. E nessuno ha mai avuto l’idea di far qualcosa di male, capirai se è colluso con la mafia. Ho favorevolmente accolto e auspicato anch’io la commissione. E alla luce della risposta mediatica, dico che mi dispiace leggere commenti assolutamente non garantisti – per usare un eufemismo – nei confronti dell’amministrazione».

Si spieghi meglio.

«Prima di tutto vorrei che chi parla, e chi legge, capisse di che cosa si tratta. Non è un processo contro Marcello Coffrini, contro Brescello. È una cosa molto più complessa. Vorrei che la commissione potesse lavorare in maniera tranquilla e libera da condizionamenti. Anche il contraddittorio deve essere rispettato».

Pensa ci siano condizionamenti?

«No. Non lo voglio neanche pensare. Perché ho piena fiducia nelle istituzioni. Sono certo che non sarà così. Però vorrei che tutti i commentatori che si sprecano in questi giorni in affermazioni roboanti, attendessero almeno l’esito. Invece è una condanna già scritta. Mi sono anche stancato di leggere quello che dicono. Serve più rispetto. Al di là della mia posizione, nei confronti dei cittadini, degli amministratori che si sono succeduti e nei confronti dei dipendenti pubblici. La commissione verifica anche ciò che loro hanno fatto nel corso degli anni».

E lei che cosa pensa?

«Io sono sicuro che i dipendenti pubblici del Comune di Brescello, da quando ne ho memoria io, si siano sempre comportati in maniera egregia. E trattarli così getta una cattiva luce anche nei loro confronti. Siamo in un clima di processo sommario, alle intenzioni. Prima di guardare i fatti e gli atti. Questo spaventa, amministrazione e dipendenti».

Perché vi spaventa?

«Fa temere sul risultato finale. E non lo temiamo perché ci sia qualcosa di male. Anzi. Non avremmo auspicato la commissione. Sarebbe stato molto facile dimettersi. Ma vogliamo dare un’immagine reale del paese, corretta e rispettosa. Quello che non c’è stata, fino a oggi».

Che sta accadendo a Brescello?

«Stiamo tutti lavorando tantissimo perché le verifiche siano possibili, ci siamo fatti in quattro. In un giorno abbiamo sistemato un piano del Comune, abbiamo fatto la stanza, messo computer, mobili, pulito tutto. Abbiamo messo tutto, e dico tutto, a disposizione. Invece i commenti dei vari esperti si sprecano, e sono univocamente determinati a demolire l’amministrazione».

La commissione ha alcune analogie con le interdittive: vuole capire anche se ci siano condizionamenti nell’amministrazione.

«È vero che si tratta di un provvedimento analogo alle interdittive. Ma ci devono essere elementi concreti, univoci e rilevanti. Io credo nella giustizia e credo che la valutazione a Brescello debba davvero passare da questi tre aggettivi. Bisogna dimostrare il malfunzionamento dell’amministrazione: condanne, indagini, appalti dati senza gara, assunzioni di persone senza concorso, dipendenti parenti di... Noi non ne abbiamo. Lo sappiamo già. Non escludo errori, come possono essere normali. Ma non per agevolare mafiosi».

Brescello non ha mai fatto gli interessi della mafia?

«No. Può venire chiunque a dirmelo, ma non corrisponde alla realtà»

E se il Comune verrà sciolto?

«Impugneremo la decisione. Andremo avanti. A questo punto è una questione di principio».

Crede che tutto questo possa ledere l’immagine del Comune?

«Guardi, abbiamo sempre gli stessi turisti. Anzi, quest’anno molto di più. Arrivano da lontano. Non è quello. Ma per tutti noi. Io lotterò fino all’inverosimile per dimostrare la realtà. Indipendentemente da qualsiasi commissione e qualsiasi decisione, di questo ne ho la contezza più totale. E non solo io. Anche gli altri. Qui la mafia non c’è».