Ambiente: Reggio crolla dal sesto al quarantaquattresimo posto

Presentato il rapporto di Legambiente sulla vivibilità dei capoluoghi di provincia italiani

Alcuni volontari di Legambiente

Alcuni volontari di Legambiente

Reggio Emilia, 27 ottobre 2014 - E’ stata presentata oggi la ventunesima edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Reggio crolla dal sesto al 44° posto in classifica. Le prime cinque città in classifica sono Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone “ma - afferma Legambiente - per capire la brutta aria che tira nei nostri centri urbani basta sbirciare le prestazioni dei comuni che dovrebbero essere al top. Trento, per intenderci, ha valori eccessivi di biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete, Pordenone depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Non è difficile, allora, immaginare qual è la situazione in fondo alla classifica, dove si collocano Agrigento e Isernia, Crotone e Messina, Catanzaro e Reggio Calabria”. Scrive l’associazione nel presentare le classifiche: “Nel nostro Paese, prevale un format decisionale che guarda alla città da prospettive parziali, ciascuna delle quali persegue logiche di settore spesso contraddittorie e in reciproca elisione che favoriscono un’incoerente destinazione delle risorse e una perniciosa disorganicità nelle azioni. Ma diversamente vanno le cose in numerose città europee. Barcellona, Bilbao, Londra, Malmö, Copenaghen, Vienna e Amburgo, per citarne solo alcune, mostrano ognuna a modo suo una capacità di ripensarsi: la rigenerazione passa o almeno tenta di passare attraverso piccoli e grandi interventi di trasformazione tesa a cancellare gli errori del passato e accrescere la qualità dei servizi e la vivibilità. E il confronto con i nostri vicini europei è fondamentale per leggere correttamente le classifiche di Ecosistema Urbano, che quest’anno si concentra sulla qualità delle politiche ambientali dei nostri capoluoghi di provincia, per osservare in modo più approfondito quello che l’amministrazione locale fa, o non fa, per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e, in generale, la qualità del proprio territorio. L’insieme dei dati ci dice, ancora una volta, che le città italiane vanno a tre velocità: sono lente, lentissime e statiche”.

“Non va meglio per la nostra città – dichiara il presidente di Legambiente Reggio Emilia Massimo Becchi – dove in un solo anno passiamo dalla sesta posizione alla 44esimo, anche se va tenuto conto di alcune variazioni degli indicatori e della suddivisione della classifica dello scorso anno per fasce di città grandi, medie e piccole. Di fatto primeggiamo per le piste ciclabili (siamo i primi in Italia), ci difendiamo sui consumi idrici, con 133 litri circa ad abitante al giorno e sulle perdite di rete (con il 19 % dell’acqua immessa che se ne va) e sull’offerta di trasporto pubblico, mentre abbiamo un peggioramento su altri fronti: produciamo 698,7 kg di rifiuti ogni abitante all’anno, dato in aumento rispetto agli scorsi anni e la raccolta differenziata è ferma al 55,6 %, praticamente uguale agli ultimi due anni. Per la qualità dell’aria non primeggiamo certo, con i nostri 31 microgrammi/metro cubo di polveri fini di media, accompagnato da 68 auto ogni 100 abitanti, dato stabile ma molto alto (il maggiore della regione) con una incidentalità stradale di 1,13 (numero di vittime ogni 10.000 abitanti), superato solo da Ravenna in regione, mentre sono ancora poche le energie rinnovabili installate su edifici pubblici (solare termico e fotovoltaico) con 1,89 KW/1000 abitanti”.

Prosegue Becchi: “Anche la nostra città manca di un obiettivo ambientale ambizioso di medio/lungo periodo, con una strategia positiva di trasformazione. In assenza di obiettivi chiari e ambiziosi - prosegue Becchi - la nostra città non andrà da nessuna parte: non basa lavorare sulla mobilità ciclabile, ma serve una politica urbanistica che porti allo sviluppo zero di Reggio, riutilizzando le aree dismesse e rimettendo in circolo le migliaia di alloggi vuoti ed inutilizzati, senza più contare solo sul consumo di suolo e di risorse naturali. La concentrazione poi di risorse sulla costruzione di nuove strade (fatte ed in progetto) non fa altro che spostare la mobilità sul mezzo privato a scapito del mezzo pubblico, sceso quest’anno a 63 viaggi per ogni abitante in un anno, a fronte dei 98 del 1995. Abbiamo perso quindi un terzo degli utenti degli autobus cittadini in circa 20 anni. E’ necessario ripensare il nostro modello di città, per renderla più vivibile e sostenibile, evitando azioni di facciata inconcludenti e controproducenti come le limitazioni al traffico scattate ad ottobre, del tutto ambientalmente inutile e culturalmente fuori tempo massimo”.

Quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). Quattro indicatori su diciotto selezionati per la classifica finale (tasso di motorizzazione auto, tasso di motorizzazione moto, incidenti stradali e consumi energetici domestici) utilizzano dati pubblicati da Istat.